A quattordici anni nella tua testa la vita è ancora un po’ confusa ma il tifo per la tua squadra del cuore no.

A quattordici anni io fui folgorato da quell’alieno brasiliano che vestì la maglia dell’Inter venendo da Barcellona. Solo quella sensazione mi ripagava di anni di delusioni, di domini altrui, inconsapevole che avrei condito quel momento “solo” con una bellissima coppa Uefa e un campionato perso come tutti sappiamo. Dolce e amaro.

Oggi un quattordicenne vive un vita da tifoso interista un po’ diversa: è nato nell’anno del Triplete, e quindi già per questo è “benedetto”, ha vissuto delusioni varie fino ai 10 anni unendo il nostro periodo orribile al dominio bianconero fatto di nove scudetti consecutivi.

Ma dopo un po’ ha potuto vedere le cose modificarsi. E diversamente rispetto a 27 anni fa.

Dall’avvento di Marotta all’Inter le cose per noi sono cambiate in maniera sostanziale: con Spalletti si è tornati definitivamente in Champions League, con Conte si è vinto un bellissimo scudetto dopo 11 anni di nulla, con Inzaghi abbiamo raggiunto svariati obiettivi che hanno iniziato a raccontare una storia diversa dal passato: Coppa Italia e Supercoppa italiana vinte, tra le altre, contro la Juventus, quando nella nostra adolescenza era una roba quasi impensabile, Milan battuto sei volte consecutivamente, con tanto di eliminazione dalla semifinale di Champions League (e conseguente finale), fino ad arrivare alla sublimazione dello scudetto, un meraviglioso scudetto, vinto in casa loro durante un derby, un allenatore non “uomo forte” che ottiene tutto questo sulla nostra panchina, segno di fortissima discontinuità col passato. Perché l’uomo forte era all’apice della piramide dirigenziale.

Il me quattordicenne non avrebbe resistito a tutte queste emozioni positive in così pochi anni.

Credo che con Marotta e Inzaghi l’Inter abbia scritto una pagina della sua storia decisamente diversa rispetto al passato: non so se è un cambio di passo decisivo e definitivo, non so se le generazioni future potranno raccontare qualcosa di finalmente diverso da quello che abbiamo sempre raccontato noi quarantenni interisti, ma sono certo che sanno e sapranno vivere il calcio in maniera meno pessimista, miscredente della nostra. E a me in queste condizioni riesce facile “farmi da parte” come tifoso che racconta, perché il tempo è tutto dalla loro, di parte. Questo è il loro tempo. Noi al massimo saremo qui come i vecchi tromboni a ricordare di stare sempre sul pezzo per non avere delusioni future.

Riguardo invece questo momento nerazzurro, ho già avuto modo di dire nel recente passato di come l’Inter debba sfruttare l’attuale periodo come quando si batte il ferro quand’è caldo, deve continuare a consolidare questa innegabile crescita avuta negli ultimi anni per cercare di continuare a scrivere questa nuova versione della nostra storia, per cercare di continuare a vincere e ad affermarsi come la migliore squadra d’Italia, senza più inutili sudditanze psicologiche nei confronti di avversari che tempo fa hanno segnato in maniera indelebile la nostra mente anche truccando il tavolo da gioco.

Oggi c’è tutto: identità, coesione, gruppo, gioco, risultati.

Lo sapete, non sono mai stato un fan dell’attuale proprietà, ma riconosco loro un grande merito: quello di aver imparato a delegare a tutta la struttura dirigenziale la completa gestione del club, non organizzando più quei terribili e inutili viaggi estivi in Cina per andare a mendicare acquisti (che poi non arrivavano) o per organizzare chissà quali strategie poi inattuate.

Dal 2019 hanno scelto una presenza (forte) fissa in dirigenza che potesse riorganizzare completamente tutto: assumere Marotta è per me la grandissima vittoria di Zhang. E questo è un assoluto merito. E anche quando nel 2022 scrivevo che l’Inter non esisteva più (post discutibile gestione della squadra scudetto 2021, delusione a fine 21/22 e inizio orribile della stagione 22/23) mi sbagliavo perché evidentemente avevo sottostimato le capacità dell’attuale dirigenza di uscire da tali sabbie mobili e costruire qualcosa di ugualmente vincente.

Ora però per noi arriva il difficile, per così dire, perché tutto questo spero non salti in aria con il potenziale cambio di proprietà (o riassetto delle quote azionarie) o per i problemi enormi e conosciuti di Zhang.

Marotta, che spero continui anche oltre il 2027 come garante, deve dare continuità, anzi deve essere la continuità, anche con l’eventuale nuova proprietà. Proprietà che dovrà evitare di cercare inutili riorganizzazioni con dirigenti che non conoscono il nostro calcio o che, peggio, non conoscono cosa sia l’Inter e cosa possa essere l’Inter.

Ne stiamo vedendo negli ultimi due anni un esempio nel Milan, dove attualmente sembra regnare un’assurda confusione, dove attualmente sembra che nessuno comandi o che nessuno abbia le competenze per comandare davvero. Una società che sta perdendo i “valori” di un tempo, forse proprio per mancanza di presenze e competenze che ogni società di calcio dovrebbe avere.

Quella è un tipo di confusione che non vorrei mai vedere all’Inter: sarebbe un enorme delitto arrivati al punto in cui siamo arrivati.

Affinché la storia cambi definitivamente, e affinché i quattordicenni di oggi possano continuare a fare i veri bauscia, bisogna continuare a scrivere pagine e pagine di nuova storia, senza accontentarsi, senza arrendersi dopo uno scudetto, senza tornare indietro sul più bello. E questa Inter per com’è attualmente strutturata sembra capace di farlo: tocca a proprietà e dirigenza andare avanti su questa strada, sperando che i pesi portati dai problemi e dalle scelte della proprietà non intralcino tutto.

Forza Inter.