Siccome il calcio è il calcio, e l’Inter è l’Inter, la parentesi degli “one-liner” è già finita.

Portiamo a casa una partita con molta meno brillantezza delle ultime due uscite, faticando parecchio e lasciando con l’amaro in bocca un Genoa che ha fatto il suo senza demeritare. I primi 20 minuti giochiamo sotto ritmo facendo sfogare i genoani senza subire nulla di particolare, e anzi sfiorando il gol con Dimarco che non sfodera il suo piede (a detta di tutti sopraffino, a detta mia a tempi alterni).

Verso il 25esimo doppia occasione per Barella e per Retegui, poi inseriamo il turbo, moltiplichiamo i giocatori in campo e spacchiamo la partita:  nel giro di 10 minuti gol di Asllani su assist di Sanchez, quasi gol di Barella che viene steso, gol dal dischetto di Sanchez, gol divorato da Mkhitarian su ripartenza micidiale. Insomma, se Barella e Pippo Franco avessero segnato saremmo stati 3-0 senza decisioni dubbie e senza demeritare. Ma per fortuna è la noche del Leon!

Mi aspetto un secondo tempo in cui chiudiamo la partita, ma mi sbaglio di grosso: Dumfries ammonito a caso e decisamente molle viene sostituito da Darmian; Asllani in fase difensiva rischia sempre troppo (e infatti perde un paio di palloni da ergastolo) mentre in fase di costruzione fa sempre quel mezzo tocco in più che rallenta tutto; Lautaro è in serata miccia corta (il grifone gli fa questo effetto); e la serata del Leon dura circa 25 minuti; tanto per citare le cose più evidenti.

Nonostante i cambi e il tentativo di risvegliare i nostri da parte di Inzaghi la partita pende dal lato rossoblu che infatti accorciano le distanze. La partita è in equilibrio precario ma né noi né loro troviamo la stoccata per chiuderla o riaprirla definitivamente. Per fortuna arriva la fine del match e possiamo tirare un sospiro di sollievo. Sono treppunti d’oro e d’argento, e sono 90 minuti che ci insegnano a non specchiarci troppo e ad attaccare ogni partita con la stessa determinazione. O almeno spero.