Partita contro una squadra ampiamente alla portata dell’11 di Scemone anche con qualche acciacco, ma che affrontiamo già in pre-psicodramma (come solo noi interisti sappiamo fare). E’ necessario esorcizzare le assenze, esorcizzare l’uscita dalla Coppetta del Patriota, esorcizzare l’infortunio di Lautaro, nonché l’idea che vada tutto a ramengo perché la società non ha voluto comprare una terza punta decente.

La formazione che va in campo è la formazione titolare ad eccezione dei due infortunati principali (Dimarco ma che vede in Carlos Augusto un doppione a tutti gli effetti interscambiabile; El Toro che vede in Arnautovic come sostituto un insulto all’intelligenza dei tifosi interisti): la domanda è se i centrocampisti stasera faranno cagare o faranno la differenza, e se il DJ riuscirà a fare un po’ meno schifo delle scorse uscite. La differenza tra esorcismo e maleficio sta tutta qui.

Il primo tempo è sicuramente di ottimo livello e nel nostro mediocampo è il solo Calha a girare decisamente sotto i suoi livelli, soprattutto perché pare che non riesca più a battere i calci d’angolo a rientrare (quindi sul nostro lato sinistro di campo): in tutta la partita non ne azzecca manco uno, una statistica allucinante considerato che abbiamo battuto più corner che rinvii dal fondo. La nota negativa del primo tempo è sicuramente rappresentata da un Arnautovic che non ha ancora colto il suo ruolo fondamentale: difendere i palloni e prendere scarpate per guadagnarsi dei falli; per il resto direi che se fosse stato anche capace di fare l’attaccante sarebbe rimasto all’Inter anziché fare il giramondo del calcio con i soldi.

Purtroppo il primo tempo sembra anche la fotocopia della partita con il Bologna con occasioni create a ripetizione e non finalizzate: in particolare Barella pare che abbia disimparato a tirare quando si trova sul piede la palla giusta in area, così come gli stessi Marko e Marko (due volte di cui una non si sa come non sia riuscito a metterla in fondo al sacco), per non dire nulla del buon Pippo Franco armeno che vede spazi e linee di passaggio che nessun altro al mondo vede ma non tira in porta neanche se gli raddoppiano lo stipendio a ogni tiro che centri lo specchio.

Per fortuna abbiamo un Bisteckone in formato deluxe che difende alla grande deridendo quello scarrafone presuntuoso di Banda, imposta, si lancia in percussione, prende la traversa con una girata perfetta e poi insacca con un colpo di nuca abbastanza goffo ma meritatissimo. Insomma, senza dubbio il migliore in campo. E – soprattutto – 1-0 per noi.

Purtroppo nel secondo tempo rientriamo molto meno carichi (forse un po’ di stanchezza e forse un po’ di sufficienza) e lasciamo spazio al Lecce. In più Calha si fa ammonire per un fallo stronzo e Inzaghi prenota lo psicoterapeuta perché deve lasciarlo in campo per altri 15-20 minuti da ammonito. Ci prova anche la merdaccia con la maglietta gialla inventandosi di sana pianta un rigore (per fortuna il VAR c’è), ma saliamo in cattedra con un Mkhitarian in formato strepitoso, fino a quando Arnautovic e Barella (che nei precedenti 15 minuti si era preso sequele di bestemmie per una serie di giocate da foca ammaestrata un po’ eccessive) si inventano un gol che francamente vale da solo il prezzo del biglietto dello stadio. 

Per fortuna poco dopo Banda viene deriso ulteriormente da Bisteckone e perde la brocca, facendosi espellere. A quel punto potremmo rompere gli argini: Pavard quasi gira in mezza rovesciata un assist clamoroso di trottolino leonoso campeon (unica cosa bella dei suoi ultimi due mesi in nerazzurro), poi Asllani e a seguire Acerbi trovano un Falcone molto forte di suo, ma come molti jaschinizzato da San Siro.

Finisce “solo” 2-0 ma esorcizziamo lo psicodramma con 3 punti pesantissimi e graditissimi, oltre a prestazioni di squadra e individuali di alto livello. Fanculo il Bologna e guardiamo solo avanti. This is the way.