Buona pure la seconda che Scemone si gioca con la formazione identica alla prima, anche giustamente.

La partenza dell’Inter nel primo tempo è di grandissima solidità e sicurezza. Il Casteddu non vede la palla praticamente per la prima mezz’ora e se non ci fosse il palo e un po’ di imprecisione la prima frazione finirebbe almeno 0-4: legno di Lautaro, bellissimo gol di Cavallo Pazzo su assist al bacio di Marcus, golazo pazzesco del Toro che infila un un pertugio tra settantatre gambe dopo un triangolo precisissimio tra Dimarco e Marcus (sempre lui). Partita finita nonostante i sussulti cagliaritani.

Può essere interessante analizzare il secondo tempo perché mostra alcuni limiti della squadra su cui lavorare: in primo luogo Scemone continua ad avere l’ansia dei cambi aspettando fino al 70esimo per effettuarli quando sia gli esterni sia l’armeno erano morti da tempo. E non cambia l’armeno, ma un impalpabile (come sempre a Cagliari o quasi) Barella. Soffriamo moltissimo la velocità di Luvumbu entrato in campo per l’infortunato Pavoletti e l’attaccante rossoblu si procura anche un rigore che per fortuna non viene fischiato. Anche Sommer all’89esimo ha il suo momento di gloria, ma soffriamo decisamente troppo una squadra di poco conto come il Cagliari.

Anche i subentrati oggi non benissimo (forse anche perché entrati molto tardi e tutti insieme): Frattesi si sveglia solo nel recupero, Sensi non azzecca una palla che sia una (si vede che il precampionato è finito), la merdaccia colombiana a parte due dribbling fa cagare e dopo dieci minuti aveva già la bombola per l’ossigeno, Carlos Augusto si vede molto poco. L’unico che fa il suo è Arnautovic, ed è comunque molto poco.

Portiamo a casa due vittorie contro due squadre minime, ma sempre due vittorie sono. La prossima già sarà un test molto più duro, ma per ora… Damm’a Due. E fanculo al resto.