Arriviamo alla terza partita del girone di CL – tanto per cambiare – con un solo risultato utile e alle soglie dello psicodramma. Oltretutto ho passato la giornata a schivare locandine che ritraggono, nascosto in mezzo a decine di altre facce, anche il fottuto Innominabile, cosa che mi lascia addosso una sensazione di incombente e inevitabile sfiga.

Limone sceglie di dare fiducia a Di Marco e di far riposare un Bastoni oggettivamente non al meglio, sperando nella mentalità dei veterani Vidal e Dzeko che non lo tradiscono. Nel primo tempo infatti l’Inter domina il campo e l’avversario non mostra quell’atletismo e quel culo spudorato che lo ha accompagnato nelle prime due giornate del girone. Nonostante tutto ciò e 14 tiri verso la porta riusciamo a chiudere in vantaggio solo di un goal – e che goal – del Cigno di Sarajevo.

Il primo tempo si segnala soprattutto per un Lautaro che meriterebbe la sostituzione al decimo del primo tempo dato che sembra voler giocare solo con tocchetti e veroniche, vanificando ogni pallone che gioca. Insieme a lui risulta difficile capire come sia possibile pensare di vincere una partita schierando per 90 minuti un insetto stecco di 2 metri di altezza e 80 kg di peso: Cavallo Pazzo Dumfries riesce nell’impresa di fare un secondo controllo lanciato a rete a 6 metri di distanza, a spararla sull’esterno della rete da mezzo metro e a sbagliare tutto lo sbagliabile. In compenso inizio a temere l’effetto Jaschin già noto ai tifosi interisti quando il portiere avversario fa una parata pazzesca su Dzeko lanciatissimo e un’altra in estensione su tiro di un Perisic in formissima (che deve dribblare pure l’arbirtro nell’occasione).

Nonostante l’ottimo primo tempo io non sono tranquillo. Primo perché basta scendere di ritmo e lasciare spazio al contropiede degli Sceriffi della Transdnistria e secondo perché durante l’intervallo un occasionale con il suo giovane figlioccio decidono di spostarsi nei seggiolini proprio sotto di noi: io mi giro verso i miei sodali e affermo a voce abbastanza alta perchè si senta in tutto lo stadio, “Chi si sposta all’intervallo porta sfiga”. Non faccio in tempo a sedermi e sentirlo insultare Vidal per ogni pallone toccato che prendiamo gol. Vi lascio immaginare la sequela di improperi che gli ho rovesciato in testa, ma lui ha deciso di continuare serafico a rompere i coglioni davanti a noi.

Per fortuna i 313 contropiedi che lasciamo allo Sheriff vengono neutralizzati e dopo lo sbandamento post pareggio riprendimo in mano il boccino della gara: quando Vidal infila il 2-1 che rimette la partita in discesa il poveraccio seduto davanti a noi viene vituperato da tutto il settore, soprattutto perché non si alza neanche per esultare fedele alla sua linea (anche quando non c’è). Dopo altri 10 minuti di pressione nerazzurra De Vrij sigla il 3-1 su cui neanche il culo del portiere e della porta avversaria (già colpita sul palo e poco dopo colpita sulla traversa) possono nulla. Certo Limone ci prova fino alla fine a sfidare il karma, prima mettendo El Viejo col deambulatore che tocca 3 palloni e fa partire 3 contropiedi degli Sceriffi, poi con un doppio cambio Sensi-Kolarov che poteva costarmi un infarto considerata la sfiga che porta il gatto nero serbo e le altissime probabilità di giocare in 10 con l’ennesimo infortunio dello gnomo italiano (già successo). Unica consolazione l’ultimo doppio cambio lo fa all’85esimo (esattamente al minuto in cui io avevo affermato avrebbe potuto farlo senza che io mi dessi fuoco sugli spalti).

Non era per nulla scontato far fuori gli sceriffi in questo match, ma per stasera mi accontento di essermi evitato l’ennesimo psicodramma (solo rinviato peraltro). Loro non avevano mai perso nel 2021, noi era due anni che non vincevamo in Champions League. Poi dice che uno non deve bestemmiare anche nelle serate felici.