IL TIFOSO

Da vero precisino sul lavoro stavolta mi sono detto: se devo scrivere nel post partita in qualità di tifoso devo essere tifoso fino in fondo, quindi vado in trasferta a Cagliari.
Arrivato al sabato mezzo influenzato con raffreddore e mal di gola, la prima tappa diviene necessariamente una farmacia. Che belle queste trasferte da giovani!
Saltando il racconto della giornata, che non credo abbiate voglia di leggere del pranzo al Poetto e della serata a base di drink e Tachifludec, passiamo direttamente alla domenica pronti e pimpanti per andare al Sant’Elia.
I cagliaritani hanno una gran fortuna: il mare e la bellezza dei paesaggi. Mare che si vede anche sulla strada per lo stadio e che in una splendida giornata come quella di domenica ti concilia con la vita nonostante nelle formazioni ufficiali ci sia Kondogbia titolare.
La sfortuna è, invece, avere uno stadio in quelle condizioni. Mi meraviglio che in Italia nel 2017 (e chissà per quanto tempo ancora) ci siano ancora strutture come queste o come quelle di Crotone: spalti in acciaio all’interno di una carcassa di cemento abbandonata e crollante. “Ahò pare de esse a Pompei” è la frase del nostro arbitro di fiducia, quantomai azzeccata.
Per non parlare del settore ospiti: non credo ci fossero più di 200 posti in un angolino simile ad un magazzino della LIDL.
Accomodatici in curva sud cerchiamo di mimetizzarci perché i tifosi dell’Inter lì in mezzo sono ben pochi. Io mi piazzo accanto a due cagliaritani doc sfruttando anche la mia sciarpa che per puro caso ha i colori rosso e blu. Al coro “Interista sardo sei solo un bastardo” non posso fare altro che cantare rivolgendomi ai miei due compagni di origini isolane ma di tifo nerazzurro lì presenti.
La partita inizia e nella prima mezz’ora la prestazione di tutti ma soprattutto quella di Kondogbia mi fa venire voglia di stracciare il biglietto e tornare a fare una passeggiata al Poetto. Ma il mitico Ricio Isla decide di fare un favore al sottoscritto, suo fan, perdendosi Perisic e facendo passare l’Inter in vantaggio. Noi restiamo muti o quasi temendo ripercussioni dell’Anonima Sarda mentre i 200 magazzinieri della LIDL esultano prendendosi improperi di tutti i tipi in una lingua a me francamente sconosciuta.
Mentre Medel continua ad illuminare il Sant’Elia, la nomea di tifosi portasfiga dal vivo va a farsi benedire e la squadra dilaga, con la ciliegina sulla torta del rigore, roba che non vedevo dai mondiali del 2006.
Partita liscia come un’Ichnusa, per una volta i nostri beniamini ci fanno questo favore: chiudiamo con 5 gol, 46 bestemmie in cagliaritano stretto dagli spalti e 3 palloni calciati da Kondo a Villasimius.
No, non chiedetemi di tornare allo stadio a fare il portafortuna, tornerò a seguire le partite solo dal divano.
Ah, un’altra cosa sul sabato: nel pomeriggio per puro caso abbiamo incontrato tutti i giocatori dell’Inter sbarcati in aeroporto. I primi a varcare la soglia sono stati Pierino Ausilio e Walter Samuel.
Cioè, Walter Samuel.
Non ho avuto la forza di chiedergli un selfie, avevo paura per le mie caviglie. Ma mi sono immerso nei suoi occhi di ghiaccio dimenticando per qualche secondo che oggi uno come lui in squadra ce lo sogniamo.
Ciao Cagliari, sei bella. (AngelOne)

Samuel_aeroporto

L’ARBITRO

Positiva la direzione di gara di Di Bello, che sceglie di lasciar giocare parecchio (e la partita infatti è piacevole) ed è ben coadiuvato dagli assistenti e dagli addizionali. Questi i principali episodi:

  • 37° 1T, la prima protesta è del Cagliari, che chiede un rigore per spinta di Medel a Borriello (!): tralasciando il diverso peso tra i due, il contrasto è spalla a spalla (vabbè, spalla a anca) quindi regolarissimo;
  • 6° 2T, lancio di Candreva per Icardi, che aggancia il pallone al volo e subito dopo viene travolto da Bruno Alves: l’impressione dal campo è che Icardi riesca a prendere il tempo e a mettersi davanti al difensore portoghese, anche se il pallone gli resta dietro. Il fallo è netto, anche se resta da valutare l’effettiva disponibilità del pallone a favore dell’attaccante argentino: nel caso in cui venga valutata la chiara occasione da rete, Bruno Alves andrebbe espulso, in caso contrario solamente ammonito;
  • 21° 2T, azione travolgente di D’Ambrosio sulla destra, passaggio per il taglio di Icardi che anticipa Gabriel e viene travolto dal portiere di proprietà del Milan: rigore sacrosanto, ci può stare di non ammonire il portiere in quanto Icardi si era portato il pallone in posizione defilata. Fondamentale in questo caso la collaborazione dell’arbitro di porta Mazzoleni, che vede tutto da vicinissimo e dalla posizione migliore per giudicare. (Pollofifo)

Cagliari_Inter_2

IL GIORNALISTA

Fare le cose semplici aiuta, ogni tanto però serve quel guizzo di fantasia in più. Le cose semplici, stavolta, le mette Pioli: per la fantasia, basta chiedere ad Ever Banega.

Le cose semplici sono state il ritorno al 4231 con un maggiore appoggio a Icardi, e forse non è un caso se, a parte la prima ventina di minuti e il leggero sbandamento dopo l’1-2, l’Inter sia sembrata molto più a suo agio in tutti i reparti, riuscendo anche a spegnere subito le speranze di rimonta e controllare senza troppi problemi nella ripresa, un problema che spesso l’Inter ha avuto. Certo, di fronte c’era la peggior difesa del campionato (Gabriel e Isla l’hanno dimostrato), ma anche in queste partite nelle ultime stagioni se ne sono viste di tutte i colori.

Al netto dell’avversario, quindi, segnali comunque positivi un po’ da tutti, anche da Ansaldi che finora in stagione era stato largamente tra i peggiori. Banega, poi, quando ha voglia ha le capacità tecniche per incidere in qualsiasi momento di una partita, facendo apparire come semplici anche cose che i tifosi nerazzurri non vedevano da anni (leggasi un gol su punizione).

Una partita, quindi, che l’Inter ha avuto il merito (dopo l’avvio complesso) di trasformare quasi in una scampagnata nella ripresa: tutto merito della trasferta di Casa Inter, ovviamente. (Matteo Spaziante)