Innanzitutto devo premettere che non riesco ad essere incazzato. Sono deluso e amareggiato, ma mi sento di ringraziare nonostante tutto la mia squadra per avermi fatto vivere un’estate speciale anche se non con il finale che avrei voluto. Siamo inciampati proprio sull’ultimo gradino a causa dei limiti che molti di noi tifosi hanno messo in luce durante tutta la stagione e che questi ultimi mesi erano riusciti a nascondere grazie ai risultati inaspettati e anche un po’ al Dio del Calcio, che quello che dà a volte poi toglie.

È da inizio stagione che diciamo che l’organico non è da primi delle classe, che ha limiti tecnici e mentali evidenti e che il top player metaforico può far sovraperformare una squadra fino a un certo punto (oltre ad avere limiti suoi nella gestione del doppio impegno e nella lettura in corso delle partite universalmente riconosciuti). Purtroppo tutte queste affermazioni si sono dimostrate nella loro verità nella serata in cui sarebbe stato meglio velarle.

Per onorare questo ultimo post della stagione 2019-2020 è necessario che racconti un po’ anche la partita, ma voglio sottolineare che i limiti che andrò a sottolineare nei singoli non vogliono essere un dito puntato specificatamente contro di loro. Loro sono quello che sono e hanno dato per quello che possono dare, alcuni anche qualcosina in più onestamente. Quindi non fate di me un carnefice, ma non sarebbe un ControConte se non andassimo a raccontare anche di come abbiamo perso.

La partita si è messa nel verso giusto subito (con il rigore trasformato da Lukaku anche se non con la consueta sicurezza), ma io mi sentivo che l’ingordigia dimostrata con lo Shakhtar e il clima fin troppo festoso che si respirava buttavano male. A questo ci aggiungiamo la sfiga di incontrare proprio in finale la squadra più squadra, perfetta per giocare sui nostri limiti: guardando la precedente partita non ci hanno mai pressato per non sbilanciarsi e hanno aspettato di poter giocare sulle fasce mettendo in difficoltà con la loro maggiore tecnica il raddoppio dei nostri centrocampisti e dei nostri terzini. Soprattutto dal lato di Gagliardini e Young che già nelle scorse partite si era dimostrata la nostra zona debole siamo sempre andati in inferiorità sbagliando distanze e anticipi: solo che stasera al posto di carneadi a caso c’erano giocatori tecnici come Suso, Banega e Jesus Navas che hanno fatto la differenza.

A questo sommiamo gli errori individuali: sul primo gol Gagliardini sbaglia le distanze e permette al Siviglia di giocare, De Vrij sbaglia compleatamente la marcatura, Godin si fa prendere il tempo come un pivello e dulcis in fundo Handanovic fa la bella statuina e non riesce a deviare il pallone fuori dallo specchio della porta. Già da sta roba bisognava presagire il peggio. Sul secondo gol la situazione è ancora più iconica dei problemi dell’organico: Gagliardini fa un velo senza senso costringendo Brozovic a un intervento in ritardo proprio sulla zolla dove il Siviglia ama battere i calci di punizione, poi sempre Gaglia perde completamente la marcatura consentendo al centravanti di insaccare. E due.

Godin però si rifà dell’errore in marcatura dopo poco portandoci in parità con un gol dei suoi: zuccata perfetta su punizione perfetta di Brozovic (unica cosa buona fatta dal croato in 90 minuti più recupero). Andiamo al riposo sul 2-2 ed è chiaro che serve una mossa che sparigli un po’ le carte per cogliere di sorpresa il Siviglia. Mossa che non arriva per la nota paura dell’odiato Mister nel fare i cambi e la sua altrettanto nota difficoltà nel leggere la partita in corso (suo più grande limite secondo il mio modesto parere).

Nel secondo tempo le square hanno paura di prendere il gol che segnerebbe la vittoria o la sconfitta, e la partita si fa più brutta. È qui che i giocatori con maggiore cifra tecnica dovrebbero emergere: gli spagnoli lo fanno, mentre da noi Lautaro (per dire il primo che mi viene in mente) ritorna nell’anonimato che ha caratterizzato il suo 2020 a parte la partita contro lo Shakhtar, e Lukaku lascia una palla vagante a (chi? proprio lui) Gagliardini che spara ad occhi chiusi centrando un giocatore del Siviglia sdraiato per terra e si mangia un gol che avrebbe deciso la finale in nostro favore (e che diventerà l’ennesima sliding door dell’Inter in questo decennio). I minuti scorrono e il primo a cambiare qualcosa è Lopetegui, anche se sarà il fato a decidere più che l’allenatore dato che il cambio dello spagnolo non altera tatticamente il Siviglia: mi pare chiaro che il Dio del Calcio non può far vincere una squadra che ha le sue fonti di gioco in Brozovic e Gagliardini che sembrano due pulcini bagnati per tutti i 90 minuti. Sul terzo gol il fallo che consente al Siviglia di battere l’ennesimo calcio di punizione non dico neanche chi lo fa perché sennò finisce che pensate che io ritenga Gagliardini responsabile della sconfitta, mentre io lo ritengo un epifenomeno della sconfitta: sulla ribattuta in area la palla arriva al difensore che gioca con una gamba sola del Siviglia e su cui sono minuti che spero Conte sposti Lautaro chiedendogli di pressarlo per indurre un errore; questo figuro di cui non conosco neanche il nome si inventa una rovesciata che finirebbe fuori di 2 metri, ma Lukaku d’istinto ci mette la gamba segnando il più atroce e immeritato degli autogoal.

I 15 minuti che restano sono anch’essi la perfetta rappresentazione dei nostri limiti: Conte ci mette altri 5 minuti per fare i cambi, la squadra si sgonfia come un palloncino e i cambi che vengono buttati nella mischia hanno la garra di un micetto impaurito; nonostante questo abbiamo due occasioni limpide per pareggiare, ma sia Moses che el Viejo Maravilla sbucciano la palla malamente mentre Cadrega la liscia del tutto. Gli ultimi minuti in cui non riusciamo neanche a fare un’azione da gol per provare a pareggiarla sono molto tristi, ma non sono quelli che ci fanno perdere la finale.

Onestamente il Siviglia ha meritato la vittoria e noi la sconfitta, anche se nella vita si può anche vincere senza meritarlo ogni tanto. La partita ha ribadito i limiti della squadra soprattutto nella linea a 5 del centrocampo dove il solo Barella potrebbe essere titolare in una squadra di qualche ambizione (e non ne sono neanche tanto sicuro). Nonostante l’amarezza il percorso fatto e i risultati di quest’anno rendono evidente dove bisogna migliorare, quali titolari (2 cc, i 2 esterni di cui uno lo abbiamo già preso, portiere) e quali riserve (terza punta, un centrale di esperienza dietro) vanno acquistati, e soprattutto quali giocatori hanno concluso il loro ciclo (perdente) all’Inter e necessitano di essere accompagnati alla porta senza rancore ma senza alcuna remora (Handa, Brozo, Gagliardini, Vecino, Candreva).

Adesso è tempo anche per noi tifosi di riposare e di ricaricare le pile per un’altra estenuante stagione di bestemmie e incazzature (è nel nostro DNA di tifosi della Beneamata, che ci volete fare?), ricordandosi che l’unica cosa che conta è quella che ci unisce: FORZA INTER!