Ed eccoci alla semifinale. Con la stessa formazione delle ultime partite. Giustamente. Contro una squadra ucraina farcita di mezzi brasiliani e allenata da un portoghese tristo. Come si poteva pensare di perdere è un mistero che solo i tifosi interisti vittime di tante incredibili sfighe cosmiche possono capire. Infatti io fino al 4-0 ho tenuto le chiappe strette.

Lo Shakthar ha studiato i punti di forza dell’Inter di Conte e quindi si guarda bene dal pressare sul nostro rinvio dal fondo, dandoci meno spazio e accorciando il campo per tutti, confidando nelle qualità di palleggio dei propri giocatori. Peccato che i loro difensori facciano ridere e ci regalino un paio di palloni gratis: il primo lo sprechiamo, ma sul secondo Barella fa la cosa più bella della sua partita (egregia, ma macchiata da troppa frenesia che gli hanno fatto sbagliare un sacco di verticalizzazioni e gli hanno causato i rimbrotti di Lukakone): salta l’uomo, cross pennellato sulla testa di Lautaro che finalmente esibisce ste cazzo di corna infilzando il portiere. Uno a zero e match in discesa.

Lo Shakhtar non cambia lo spartito e rischia di prendere il secondo fico diverse volte: una volta Lukaku e D’Ambrosio giocano all’autoscontro, una volta Barella controlla e tira ma non trova l’angolino giusto, una volta Lukaku sbaglia il controllo. Unico sussulto ucraino: un tiro da fuori sopra la traversa e centomila passaggi inutili resi pericolosi solo dall’errato posizionamento costante di Gamba di Legno Gagliardini.

Rientriamo per il secondo tempo e qualcuno si aspetta qualche cambiamento. Invece niente. Almeno per gli ucraini che hanno l’unica vera occasione da gol con un colpo di testa ravvicinato che il centravanti spara su Handanovic dopo che Bastoni lo ha marcato a caso. Del resto nel secondo tempo l’Inter decide di non sbagliare più ottuordici gol e conclude in surplace la semifinale: su calcio d’angolo Lukaku fa brutto a tutti i difensori che si dimenticano di marcare i loro uomini consentendo a Mimmo di raddoppiare; sempre Lukaku servito da Barella riesce a toccare per Lautaro che scarta anche Gagliardini (se tocca quel pallone l’odiato Mister entra in campo e gli spezza le gambe come due rametti) che la mette nell’angolino per il 3-0; su altro recupero palla è Lautaro a servire al bacio Lukakone che non si fa pregare, per poi fare doppietta personale con un gol dei suoi in verticale lanciando via il difensore che prova a fermarlo e insaccando. E allo Shakhtar va pure bene che Lautaro calibra di poco basso un pallonetto pazzesco, che Lukaku di destro non calcia come di sinistro e che Esposito all’esordio in Europa League si caga sotto e si mangia un gol fatto. Ma sappiamo essere magnanimi noi interisti.

Raramente ho visto l’Inter in controllo di una partita decisiva come oggi anche se alcuni interpreti erano palesemente contratti e un po’nervosi. Per fortuna l’avversario non è stato minimamente in grado di sfruttare questo comprensibile limite e ci ha lasciato conquistare fiducia e finale a suon di occasioni e gol.