Entriamo in campo inaspettatamente con il giusto piglio, subito un paio di occasioni in cui però ci sembra sempre mancare l’ultimo passaggio oppure nelle quali siamo vittima di una conclamata malattia nerazzurra ovvero quella per cui dobbiamo entrare in porta con il cazzo di pallone. Poi al decimo minuto, ci pensa il solito Lukakone e la partita sembrerebbe in discesa. Sembrerebbe.

E invece… Invece ci viene il braccino e concediamo i chilometri di campo alle riserve delle riserve del Sassuolo, dando loro un coraggio che non sapevano di avere. Non siamo neanche schiacciati dietro, ma diamo la sensazione di aver paura di vincere con tranquillità. Il primo tempo trascorre così con tante palle giocate dai neroverdi e tante occasioni non finalizzate da noi. E con un giallo per Barella che conclude la sua striscia senza ammonizioni, e un rigore gigantesco non visto dall’arbitro ma nemmeno dal VAR (come si fa davanti a uno schermo a non vedere un tocco di mano lampante come quello sul doppio cross Hakimi-Lautaro lo sa solo l’AJA).

Nel secondo tempo spero che l’odiato Mister abbia appeso un po’ di gente alle pareti, ma rientriamo in campo esattamente come siamo usciti. Purtroppo già i titolari stanno sovraperformando in maniera incredibile, per le riserve non c’è speranza: Sensi entra con l’aria del pulcino bagnato, ma almeno non fa grossi errori. A quelli ci pensano gli altri. In compenso il mistero dell’inviato dell’AJA si infittisce, perché nega un rigore grande così al Sassuolo e sulla ripartenza incredibilmente Lukakone lancia perfettamente Lautaro che non dovendoci pensare troppo fulmina con un sinistra un Consigli decisamente lontano dalla versione Jaschin a cui ci ha di solito abituato nei match contro di noi. Io già mi pregustavo il fatto di essere l’unica squadra del globo terracqueo a vedersi annullare un gol e assegnare un rigore contro sia in una competizione europea (remember Slavia Praga?) che in una competizione domestica, ma inaspettatamente Irrati e il VAR si confermano scarsissimi: una roba che se non me la fischiano contro spacco la televisione (no, non firmerò la petizione per restituire i punti, però questo non significa essere intellettualmente disonesti).

Noi interisti siamo sempre noi, proni al tentato suicidio, e quindi anziché controllare un match ormai messo sui giusti binari riusciamo a sbagliarne di tutti i colori, fino a che inevitabilmente un triplo rimpallo seguito a una palla in ripartenza persa da noi finisce sui piedi di Traoré (già noto alle masse per averci fatto cagare sotto con la maglia dell’Empoli due anni fa nell’ultima di campionato) che finalmente dopo averci provato da ogni punto del campo riesce a infilare Handanovic.

Segue momento del pannolone cosmico condito da cambi inverecondi: a confronto di questo Vecino, “pollo sgozzato” Gagliardini sembra Pelé; El Viejo rimane sul tabellino per aver ricevuto un lancio pazzesco di Lukakone (ancora lui) riuscendo nell’impresa di non centrare la porta con un pallonetto a 8 m dalla linea di porta senza alcuna pressione. In pratica Lukaku da solo insieme alla difesa (di cui è diventato pilastro aggiunto) ha tenuto in piedi anche mentalmente la squadra per quasi 20 minuti: il mio panterone moscione preferito ostinatamente contrario al suicidio nerazzurro.   E favorevole oltre che determinante per gli ennesimi 3 punti.