Dopo 29 giornate:

  • Miglior attacco;
  • Seconda miglior difesa;
  • 10 vittorie consecutive da inizio girone di ritorno (record in Serie A);
  • +11 sulla seconda e +12 sulla terza.

Questi sono i numeri attuali dell’Inter di Antonio Conte.

Eppure, come nella migliore tradizione nerazzurra, c’è qualcuno che mette in dubbio le modalità con le quali la squadra è arrivata a questi numeri, criticandone l’approccio troppo prudente, troppo difensivo delle ultime partite, per fare probabilmente la punta al c***o ad una squadra che ha dovuto ricompattarsi dopo un inizio non proprio entusiasmante e con una proprietà completamente assente.

Dimenticando, tra l’altro, partite come il derby di ritorno o quella contro la Juve, situazioni in cui abbiamo mostrato intensità, schemi e dialoghi per me assolutamente da grande squadra.

Tutta questa discussione mi ricorda un po’ la polemica sull’Inter vincente ma poco italiana, polemica ovviamente oggi completamente scomparsa dai radar, dopo che la meraviglia Atalanta da tutti (giustamente) decantata schiera 2 italiani su 11 o l’ultima Juve vincente, quella di Sarri, annoverava praticamente solo due azzurri tra i titolari come Bonucci e ogni tanto Bernardeschi.

È il solito esercizio di stile che, con l’Inter di mezzo, trova tutte le vie possibili per far venir fuori sempre una critica atta ad abbassare il livello di quello che la squadra esprime, spesso purtroppo raccontata anche dagli stessi tifosi interisti per difendere più la propria posizione, magari contro il tecnico, che basandosi poi sulla realtà.

L’Inter di Conte di quest’anno, soprattutto dopo l’equilibrio ritrovato (vedi Sassuolo-Inter dell’andata) e la stabilizzazione di elementi come Perisic ed Eriksen tra i titolari, è una grande squadra, uscita malamente dalla Champions anche perché ancora incompleta nella sua maturazione nella prima parte di stagione, oltre che per limiti tecnici.

La maturazione di un gruppo, e di una società aggiungerei, si completa anche e soprattutto con la vittoria e ora è il momento di vincere, e questo Conte l’ha capito.

Non si può mica negare che nelle ultime apparizioni si stia facendo di necessità virtù cercando di conquistare ogni volta i tre punti fondamentali per la vetta con la solidità e la riduzione al minimo dei rischi ma è anche il periodo della stagione che impone certi ragionamenti, oltre magari alla condizione fisica generale della rosa.

Le vittorie con un gol di scarto e i numerosi clean sheet sono lì a dimostrarlo.

Sono consapevole che il gioco di Conte nella storia abbia dimostrato di avere grossi limiti soprattutto nella filosofia tipica delle partite europee ma sono anche convinto che le grandi squadre si costruiscano con i grandi campioni, quindi prima di dare dell’inadatto a Conte nella proposizione del bel giuoco (e per me lui quest’anno ce l’ha fatto vedere eccome col materiale a disposizione, poi può piacere o meno) proviamo ad aggiungere dei campioni a questa rosa, altrimenti si rimarrà sempre al livello della solita polemica sterile quando c’è di mezzo l’Inter (e Conte).

Io in primis so di essere molto critico generalmente con la squadra e quindi non obietto sulla volontà di contestare, più da parte dei tifosi meno dei giornalisti, il gioco di questa Inter ma è che basandomi sui numeri citati prima nonché su quello che mediamente abbiamo visto quest’anno mi sembra il solito racconto tendenzialmente capzioso che a periodi si fa sulla nostra squadra.

La Juve di Sarri esprimeva un bel giuoco?

E quella di Allegri?

Non credo. Però si imponevano e vincevano.

E questo è ampiamente bastato a raccontare una squadra vincente.