Nella giornata di ieri sera sono state diffuse delle dichiarazioni di Piero Ausilio intervenuto nel pomeriggio al Corso di perfezionamento in Diritto Sportivo e Giustizia Sportiva, presso l’Università degli Studi di Milano.

Tutto ciò che è stato riportato da calciomercato.com ha le sembianze di una bomba mediatica che non può far altro che portare ulteriore scompiglio in casa Inter.

Sembra quasi una resa dei conti, la palese dimostrazione che non solo la squadra è spaccata in mille gruppi ma persino la dirigenza se la passa malissimo.

Non so se queste parole porteranno ad una separazione tra Ausilio e l’Inter, tra l’altro dopo un rinnovo triennale freschissimo, ma difficilmente non avranno delle conseguenze.

Si può discutere sulla sostanza di quanto detto dal nostro direttore dell’area tecnica, e in tante parti del suo discorso ha solo detto quello che tanti tifosi pensano, ma, appunto, lui non è un tifoso ma un alto rappresentante della società: sparare a zero in questo modo non è comprensibile a meno che dietro le quinte non si sappia già quale sia il suo destino.

Destino che a meno di ribaltoni, dopo questo sfogo, non credo possa essere ancora tinto di nerazzurro. A neanche un mese dalla firma fino al 2020.

Stesso dicasi per Thohir, ormai ai margini della società, ieri neanche nominato da Ausilio che ha utilizzato un generico “signore in Indonesia che ha comprato l’Inter ” parlando di lui.

Ormai il suo ruolo è inutile come la sua presenza. C’è estremo bisogno di far chiarezza e forse l’arrivo di Walter Sabatini potrà aiutarci.

Anche perché persino le parole di Ausilio su Gabigol (“Bisogna rischiare anche prendendo calciatori giovani. Gabigol? No quello è qualcosa di diverso, ma non posso spiegarlo “) e sul prossimo allenatore (“Stiamo pensando ad allenatori con quelle caratteristiche, però poi vai a vedere e tutti i top sono al Chelsea, al Tottenham, all’Atletico Madrid, alla Juve, ecc. “, insomma Spalletti non credo sia eventualmente felicissimo…) puzzano di faide interne e idee diverse, di panni che non si possono più lavare in casa propria ma davanti al mondo calcistico intero.

Tempi durissimi per la nostra povera Inter: prima che ritorni a certi livelli deve risolvere necessariamente queste guerre intestine ricostruendo una parvenza di società che oggi non esiste.

Forse mai come in questo momento il concetto di tabula rasa dovrebbe essere preso dal caro Zhang alla lettera.