Sono giorni terribili per la nostra Inter, terribili per lo stillicidio di non-notizie, terribili per il proliferarsi di presunti insider dell’ultimora sempre pronti a dare news in anteprima salvo poi smentirle qualche ora dopo.

A tenere banco in queste ore è ovviamente l’infinita questione allenatore che non trova e non troverà soluzione prima di fine mese, quando tutti i campionati nazionali saranno terminati e tanti tireranno una riga sulla stagione prendendo le loro decisioni.

Personalmente credo che in questo momento storico, fatto da fallimenti sportivi in termini di scelte e risultati, la nostra Inter sia davanti a un grosso bivio, vale a dire fare di tutto per prendere un cosiddetto “top”, quasi pregandolo in ginocchio data la situazione drammatica in cui siamo, oppure accontentarsi di un allenatore più pragmatico, forse non straordinario ma che non abbia alcun dubbio nell’accettare l’avventura avendo alle spalle buone o ottime esperienze.

Qui di seguito i miei pensieri a proposito dei quattro nomi più chiacchierati come potenziali tecnici nerazzurri per la stagione 2017/2018.

Poi magari scopriremo che la scelta ricadrà su un nome al di fuori di questa lista…

ANTONIO CONTE

In attesa di finire la sua stagione con la finale di FA Cup sabato 27 contro l’Arsenal, Conte pare il più desiderato dalla nostra proprietà, almeno a sentire le voci incontrollate dei media delle ultime settimane.

Autore di una grande cavalcata alla guida del Chelsea, quale convenienza avrebbe l’ex Juve nell’accettare un contratto con l’Inter? Dicono che al Chelsea avrebbe meno libertà di manovra rispetto a Milano e meno soldi in termini di stipendio.

L’altro lato della medaglia, però, è che a Londra è già nel gotha del calcio europeo e avrà la possibilità di giocarsi la prossima Champions League probabilmente da protagonista: non vedo onestamente motivi per i quali debba tentare l’avventura con noi. A meno che non entrino in ballo dinamiche familiari (di cui si parla tanto) oppure sue sfide personali che avrebbero una puntina di provincialità, lasciatemelo dire: cioè ritenere chiuso il suo ciclo dopo un solo anno coi Blues, lasciare al massimo dopo un campionato vinto (ma l’avevano vinto anche nel 2015, non venti anni fa) tornare in Italia per vincere con un’altra maglia che non sia quella della Juventus.

Ecco, forse quest’ultima parte potrei capirla, soprattutto per un amante più di sé stesso che del suo passato come Antonio, ma personalmente come sfida la collocherei più in là temporalmente nella sua carriera e non certo dopo un solo anno di Premier.

Certo, la sua voglia sembra più essere concentrata nel costruire dove ci sono situazioni negative (vedi Juve presa al 7° posto, Nazionale rivitalizzata, Chelsea all’ultimo anno di Mourinho 10° e fuori da tutte le coppe europee) e l’Inter sarebbe un gran terreno fertile da questo punto di vista. Ma il gap da recuperare con i suoi ex amati compagni di squadra è enorme e non credo possa esser fatto prima di 2-3 anni in cui si potrà poco o niente.

Una nota a margine: lo stimo tantissimo come tecnico, per me tra i migliori nel fare il suo lavoro in certe condizioni, poco come persona. Sono sicuro però che è una figura come la sua quella che servirebbe a questo ambiente in questo momento storico. Dall’altra parte un po’ mi incazzo perché ci hanno ridotto a desiderare un ex bianconero appartenente a quel pezzo di storia di calcio italiano che tanto odiamo.

Dal punto di vista mediatico, invece, sarebbe una grandissima mossa da parte di Suning: andare a strappare uno tra i migliori allenatori del panorama internazionale attuale, tuttora sotto contratto con una ricca società del miglior campionato del mondo, sarebbe un gran segnale, anche nei confronti della Juventus padrona di tutto.

MAURIZIO SARRI

E’ la voce messa in giro nelle ultime settimane, scatenatasi soprattutto dopo le sue dichiarazioni post partita nelle ultime giornate di campionato. Il buon Maurizio batte cassa sul futuro contratto facendo anche innervosire Aurelio De Laurentiis.

Non faccio fatica a credere che possa essere un profilo molto interessante per la nostra dirigenza: il Napoli da due anni gioca benissimo e con meccanismi che noi possiamo solo sognare.

Visto da fuori, però, Sarri non sembrerebbe avere il physique du role per sopportare un ambiente come il nostro che, anche se questo non ci piace, è fatto di pressioni pazzesche a tutti i livelli e necessità diverse rispetto ad una piazza come Napoli.

Portamento, risposte in sala stampa, concetti espressi in campo e fuori da noi sono visti allo stesso livello dell’apporto dato in termini tecnici alla squadra e in risultati: forse è su questo che il tecnico azzurro dovrebbe lavorare per ambire a piazze nobili, benché decadute, come la nostra.

Probabilmente meriterebbe una chance in una vera grande d’Italia, anche se il suo ottimo lavoro nella città partenopea ha portato il Napoli molto più avanti dell’Inter in qualsiasi discorso tecnico e di organizzazione, in una società, c’è da ammetterlo, in cui già il tanto vituperato Benitez aveva impostato determinate cose e convinto i vari Albiol, Callejon, Higuain e Reina a raggiungerlo.

Da noi Sarri avrebbe bisogno di capovolgere l’attuale rosa perchè non vedo quasi nessun giocatore adatto a un certo tipo di calcio e tanto intelligente da mandare giù a memoria schemi e movimenti.

Sarebbe una vera e propria rivoluzione in tutti i sensi.

DIEGO SIMEONE

Il Cholo ci viene accostato da anni, ma neanche questo pare l’anno giusto per realizzare questo matrimonio.

Eppure…

Eppure ci sarebbero tutti i presupposti per l’unione: ciclo stra-finito all’Atletico di Madrid (probabilmente lo era già lo scorso anno), l’Inter che cerca un top allenatore, Zanetti suo amico e vicepresidente.

Ma evidentemente tutti questi puntini non riescono ad unirsi in un unico disegno.

Simeone ha affermato di voler inaugurare il nuovo stadio dei Colchoneros dopo l’addio al Calderon chiamandosi fuori da qualsiasi discorso sul suo futuro e anche qualche giorno fa ha ribadito tutto questo confermando di voler restare anche l’anno prossimo.

Sta di fatto che oggi non pare essere il nome in pole position, almeno stando alle ultime cronache di mercato.

Lui avrebbe eccome il physique du role per la nostra panchina, per storia, carisma e grinta, incarnando, come Conte, la tipica figura del tecnico ideale per i nostri colori, capace di combattere le perenni turbolenze che sempre si scatenano attorno al nostro allenatore, chiunque esso sia.

Anche qui dal punto di vista tecnico ci sarebbe da cambiare molto nella rosa anche in termini di predisposizione alla corsa, cosa che i nostri, soprattutto in questa stagione, non hanno per niente mostrato.

LUCIANO SPALLETTI

Il tecnico della Roma sembra destinato a lasciare la Capitale ad un anno e mezzo dal suo ritorno dopo la parentesi di quattro anni in Russia allo Zenit.

E’ uno dei nomi più caldi, anzi oggi per Gazzetta e CorSport assolutamente in pole, perché al netto della corte di Monchi per il rinnovo pare quello più disponibile ad arrivare subito senza alcun tipo di trattativa.

Bisogna ammettere che dal suo ritorno alla Roma Spalletti ha fatto un lavoro egregio a livello di risultati (finora 73 partite giocate e media punti di 2,12) e di tenuta di spogliatoio e ambiente in una città non facile con pressioni, soprattutto di tifosi e stampa locale, assolutamente non banali.

Ma se dovesse arrivare a sedere sulla nostra panchina dovrà lottare con altro tipo di pressioni, non tanto quelle del tifo, molto più tranquillo rispetto a quello giallorosso, ma quelle che ben conosciamo alle latitudini nerazzurre e che hanno stritolato tantissimi allenatori uno dopo l’altro. E’ proprio su questo aspetto che nutro qualche dubbio se la scelta dovesse ricadere su di lui.

A parte il fatto che è stato il tecnico da noi “perculato” ai tempi manciniani e mourinhiani (aaaah, i bei tempi del primetime) e ora potremmo ritrovarcelo come nostro condottiero, temo le sue difficoltà nel calarsi nel nostro ambiente data anche la sua toscanità, che di primo acchito può sembrare un fattore astruso ma contro il quale nella recente storia ci abbiamo sbattuto il muso un paio di volte.

Tecnicamente ci sarebbe poco da dire: è tecnico concreto che per l’obiettivo di rientrare nel calcio dei grandi, leggi Champions League, può andar bene essendo un facile upgrade rispetto alle nostre ultime esperienze.

Conosce bene il nostro calcio, ne conosce dinamiche e trappole e forse ha pure voglia di misurarsi in una delle tre grandi italiane.

Ci sarebbe insomma da turarsi il naso per qualche aspetto ma nelle nostre condizioni non credo siamo troppo in grado di fare sofismi: se i top non arriveranno la sua candidatura può essere una buona soluzione in questa fase, la cosiddetta giusta via di mezzo.