E’ giusto dirlo quando si vince: Chiffi (al pari di Abisso) non dovrebbe mai più arbitrare l’Inter. E’ palese che ci odia e che tenta di sabotare in ogni modo le partite in cui arbitra contro di noi: se lo fa perché è scarso non deve arbitrare in serie A, se lo fa con dolo dovrebbe essere radiato come i suoi predecessori, ma mi accontento di non vederlo più in campo contemporaneamente alla Beneamata sullo stesso terreno di gioco. Stasera ha esibito tutto il repertorio: metro difforme per stesse fattispecie, gialli disseminati a caso e a senso unico, ma il capolavoro (proprio in quanto innocuo ancora più simbolico) lo compie quando trasforma un angolo in rimessa dal fondo dopo che il guardalinee a 1 m aveva deciso diversamente, lui che era coperto da 10 giocatori. Masterclass di malafede.

Detto questo veniamo alla partita: come spesso accade quando il match motiva i ragazzi non tradiscono le attese (poi alle volte si può perdere lo stesso, ma raramente giochiamo di merda). Grazie soprattutto alla presunzione e all’arroganza di Topo Gigio Gasperson (uno per i quali godo di più stasera) che ha pensato bene di lasciare in panca il miglior marcatore della Serie A in questo momento insieme ad Oshimen per far giocare quel panzone di Zapata. Tra l’altro, diciamocelo, un fosso scampato di proporzioni gargantuesche, a riprova che i giocatori della Dea è meglio lasciarli alla Dea o a qualche altro pollo. Ma si sa che Zhang un favore all’amico Percassino non lo nega mai, maledetto.

La partita dell’Inter è in totale controllo per 90 minuti e un gol di scarto è pure poco, ma quando la difesa lavora bene è più che sufficiente a portare a casa il match. Certo potevamo pagare caro lo svarione di Acerbi subito dopo il palo Calha (clamoroso tra l’altro) o un altro paio di situazioni simili, ma sarebbe ingiusto valutare negativamente la prestazione difensiva per un paio di episodi. Davanti finalmente Lukaku ha ritrovato qualche geometria dopo aver passato gli ultimi scampoli di partite come un batterio circondato da macrofagi.

Onestamente esco per una volta dallo stadio contento anche se senza voce per gli insulti a Chiffi, ma – ehi! – questa è the Inter way of life!