All’Olimpico si conclude il terribile trittico di inizio febbraio viola-gobbi-burini con l’incredibile e portentoso bottino di 9 punti 9 sotto un’acqua che sembra che un serafino abbia aperto le cataratte del cielo per ordine diretto di Castel Sant’Angelo.

I redivivi giallorossi post mourinhani partono a 1000 all’ora pressando altissimi e puntando tutto sul farci male subito e sul metterci paura. Il piano non riesce benissimo quantomeno nella prima parte del primo tempo quando noi non pungiamo molto, ma non subiamo neanche. Su uno dei ottocentosedici corner che conquistiamo nel match Lukaku (proprio lui!) spizza di testa (è un vizio!) per allontanare e invece fa un assist per Acerbi che con un pallonetto di testa incredibile beffa il portiere romanista: il tutto è talmente incredibile che quasi non mi accorgo del gol, al contrario della Sala VAR che decide di fare un check mai visto su un campo di calcio (iniziano a essere troppe le prime volte AIA nei nostri confronti) per verificare se un portiere completamente fuori causa sia ostacolato da un uomo in fuorigioco che però si muove in una frazione spazio-temporale completamente diversa da quella del pallone.

I giallorossi sono scossi ma noi non ne approfittiamo, gli regaliamo un fallo sulla trequarti che Pellegrini pennella in area mentre Acerbi manca il pallone e Pavard si dimentica il suo omologo (solo di ruolo) romanista Mancini che insacca senza se e senza ma. Vantaggio vanificato, ma poco da dire nel merito dell’azione. Molto da dire invece quando al 45esimo ci ritroviamo in 8 sopra la linea del pallone in un assalto all’arma bianca senza senso e senza costrutto che produce solo un contropiede 4 vs 3 che El Sharaawy conclude insaccando imparabilmente nel sette sul primo palo (certo lo fa perché zappa via mezzo campo e sbaglia a calciare, ma tant’è). Andiamo negli spogliatoi in svantaggio e la temperatura tra i tifosi si alza pericolosamente, soprattutto in previsione dei nostri rientri mollerrimi dal tunnel quando comincia di solito il secondo tempo.

Ma in spogliatoio c’è il comandante Farris che carica a pallettoni i ragazzi. Noi altri tifosi speriamo solo che Tikus e Lautaro si riprendano, e che Dimarco e Pavard cambino marcia perché se ci tradiscono pure i titolari siamo nella merda. All’ingresso in campo il nostro Thu-Ram sfodera lo spadone a 2 mani gridando “Per il Potere di Grayskull adesso vi faccio il culo a strisce, e non bianco nere”: 4 minuti e su perfetta imbeccata di Matteo faso-tudo-me Darmian insacca attaccando il primo palo da vero centravanti (rispondendo alla critica più seria che gli è stata mossa in queste settimane); altri 7 minuti e stavolta aspetta l’imbeccata dell’armeno dell’FC Internazionale per attaccare l’area piccola e indurre Angelino a buttarla nella sua porta. Legnata clamorosa nei denti giallorossi e partita ribaltata con una espressione di potenza francamente impertinente. Per non parlare del numero d’alta scuola di cui si rende protagonista Pavardo 2 minuti dopo alzando la palla e colpendola di controbalzo centrando il palo: fosse entrata in porta sarebbe venuto giù l’Olimpico per l’eco del bordello che avrebbero fatto gli interisti su tutti i divani d’Italia insieme a quello fatto dalla Curva allo stadio.

Intanto Acerbi muore in campo e viene sostituito, mentre Dimarco è morto da vari minuti ma di sostituirlo non se ne parla: per fortuna alla torta che combina ci mette una pezza di classe totale Yann Sommer che praticamente sfila dal piede il pallone a Lukaku dandogli pure un coppino per umiliarlo. Goduria assoluta.  La Roma spinge e noi d’altronde giochiamo in 9 dato che l’ingresso in campo di Arnautovic e Sanchez è aria fresca quanto una loffia in ascensore, anche se c’è da ammettere che al 93esimo (dopo solo 18 minuti inutili in campo) riescono a fare un triangolo con Bastoni che sente l’urlo di tutti noi da casa (“Non lasciarla a quella merda del Viejo!!!!!!!“) e insacca con un sinistro chirurgico il 2-4 che ci lascia vivere sereni gli ultimi 2 minuti. Pensa te, ben 2 minuti di tranquillità, roba a cui i tifosi della Beneamata non sono per nulla abituati, come non sono abituati a questi powershow. Non temete non ci faremo l’abitudine, ma intanto ci godiamo la vittoria in nome di Grayskull, e soprattutto in nome di Tikus Thu-Ram, Master of the Interverse.