Partita a fine giornata, con squadra ballerina dietro ma talentuosa davanti, venuta senza paura a Milano a giocarsela (complimenti): tanti elementi che potrebbero menarci una bella rogna, mentre per una volta riusciamo nell’impresa eccezionale di essere normali, e portare a casa 3 punti e match.

C’è da dire che non facciamo le cose normali per larga parte della partita perché per vincerla ci inventiamo almeno un paio di cose eccezionali: per 40 minuti tutto lo stadio bestemmia Dimarco e altri suo sodali che sono affetti da passaggite acuta, non tirando praticamente mai. Lo stesso Federico due volte viene messo davanti alla porta e anziché spaccarla, mette il pallone in mezzo per nessuno, generando un profluvio di madonne. Poi si inventa un gol pazzesco: in corsa con l’uomo che ti corre a fianco, da 50 metri, a palombella nel sette. Alla faccia della normalità!

Chiudiamo il primo tempo normale e apriamo il secondo tempo con il piglio giusto, spingendo e cercando il secondo gol: lo troviamo su un rigorino che Thuram si conquista e l’arbitro assegna (forse per pulirsi la coscienza sporca per quello negato su Mkhitarian e molto più clamoroso). Hakan lo insacca e partita quasi chiusa. O almeno sarebbe così se fossimo normali.

Invece scegliamo la via della fatica: nei restanti 40 minuti avremo almeno 10 occasioni quasi soli davanti al portiere e non riusciamo a mettere il terzo e definitivo sigillo neanche in situazioni assurde, tanto che a un certo punto Lautaro dopo l’errore entra in trance solipsista parlando da solo e insultandosi per 10 minuti (giustamente).

Nonostante questo tutti fanno il loro: gli attaccanti difendono la palla, i centrocampisti corrono, i difensori difendono, Sommer para. La partita finisce nel modo più normale, con l’FC Internazionale che vince in casa contro il Frosinone e la gente sugli spalti che canta ed è felice. L’impresa eccezionale a volte è essere normale.