In linea teorica Empoli-Inter è una partita senza storia con la squadra di casa a 0 punti e 0 gol ma fresca di cambio in panchina (potevano pure aspettare un’altra settimana no?) e la squadra ospite prima in classifica, reduce da una storica cinquina ai cugini e in cerca di una cinquina di vittorie raramente vista nella sua centenaria storia calcistica. In linea pratica le partite facili non esistono: l’Empoli ha tutto da farsi perdonare di questo avvio, l’Inter tutto da perdere e la palla sempre quasi sferica è, quindi la troppa sicumera può finire come l’orgoglio nella famosa frase di Marcellus Wallace in Pulp fiction.

A onor del vero approcciamo la partita molto bene: aggressivi, con la voglia di segnare subito e di mettere in chiaro le cose. Il centrocampo gira, gli esterni salgono, la difesa gestisce e Tikus davanti è un pericolo pubblico (mentre Lautaro sta patendo parecchio la fatica della sosta nazionali). Solo un intervento di puro culo sulla linea nega il gol a Darmian e andiamo più volte vicini al gol, ma ci vuole un’invenzione di Dimarco nel sette per sbloccare il risultato.

Sul finire del primo tempo e nell’inizio del secondo tempo però l’Empoli capisce di non essere completamente fuori dalla partita: noi non riusciamo a raddoppiare e loro prendono coraggio. La difesa però ci tiene in piedi con grande determinazione e intelligenza (ad esempio il cartellino che Bastoni si spende è fondamentale e denota lucidità e spirito di sacrificio per il bene della squadra). Scemone mi pare fare un passo indietro sui cambi, fin troppo tardivi e in alcuni casi non condivisibili: Barella entra per una sufficienze stiracchiata, mentre bene il cambio sulla fascia sinistra (Federico non ne aveva più) e De Vrij che entra senza fare una piega come se fosse stato titolare; male male invece la scelta di togliere Tikus per Sanchez solo per dare un contentino allo scassacazzo cileno.

Poi c’è il karma: Arna entra, gioca neanche malaccio, ma si spacca male (secondo me è uno strappo e se siamo fortunati lo rivediamo a gennaio, altrimenti lo rivediamo mai più) lasciandoci in 10 (e con 3 punti per metà stagione). D’altronde tutti quelli che non avevano fette di salame sugli occhi sapevano che il reparto d’attacco era quello assemblato peggio e con maggiore rischio di essere corto e mal messo (sia anagraficamente sia balisticamente) dopo il mercato. Ora paghiamo carissimo sia non aver chiuso per una punta almeno giovane, sia non aver chiuso per un settimo centrocampista che potesse fare anche la seconda punta (tipo Samardzic). Si adatteranno Mkhitarian, Sensi (ahahahahah) o Frattesi dopo l’80esimo in varie partite, ma vuol dire che Tikus e Lautaro saranno di fatto insostituibili.

Per ora godiamoci i quinti 3 punti di fila, ma in generale sono volatili per diabetici (cazzi amari).