Si ferma contro un buon Torino la striscia di vittorie interne dell’Inter in questa stagione.

Gli uomini di Spalletti, pur giocando una buona partita (forse una delle migliori prestazioni della stagione), non riescono ad andare oltre l’ 1-1 con il subentrato Eder che risponde nel finale all’ 1-0 siglato Iago Falque.

Niente da dire sull’impegno e sulla prestazione in generale: i nerazzurri hanno creato varie occasioni nitide e hanno pagato soprattutto la scarsa vena di Icardi che ha sprecato malamente quasi tutti i palloni che gli sono arrivati tra i piedi (da salvare nella sua partita solo il bell’assist per Eder nell’occasione del gol).

Resta un po’ di amaro in bocca per i due punti persi ma anche la consapevolezza che con prestazioni del genere raramente usciremo dal campo senza una vittoria. Per i più pessimisti resta la solita sensazione di prevedibilità del nostro gioco; ma torniamo sempre al solito discorso trito e ritrito sulla mancanza di giocatori che spacchino le partite con una giocata e/o di alternative credibili in panchina da far subentrare ai titolari. Problemi noti già da agosto e che probabilmente non verranno risolti nemmeno a gennaio.

CANDREVA

A parte qualche caso isolato (Miranda e Icardi su tutti), i nerazzurri hanno giocato una partita più che dignitosa, ed è diffcile trovare uno che si sia elevato particolarmente sugli altri.

Scegliamo Candreva per la continuità nell’aver arato su e giù la fascia destra e nel servire buoni palloni al centro dell’area. Per sua sfortuna Icardi era in giornata no e i suoi assist non sono stati mai concretizzati.

MIRANDA

Che sia fisicamente alla canna del gas ormai lo vedono tutti e purtroppo lo sanno anche gli avversari. Da lui, però, ci si aspetta almeno l’intelligenza e l’esperienza per evitare, nell’azione del gol granata, che Iago Falque converga verso il centro sul piede buono. Agli errori tecnici dovuti a dei piedi non propriamente educati ormai siamo abituati e non ci si può far nulla, invece.

INTER-TORINO 1-1
(primo tempo 0-0)
MARCATORI: Iago Falque (T) al 14′, Eder (I) al 34′ s.t.
INTER (4-2-3-1): Handanovic; D’Ambrosio, Skriniar, Miranda Nagatomo (dal 31′ s.t. Brozovic); Vecino, Gagliardini (dal 24′ s.t. Eder); Candreva, Borja Valero, Perisic; Icardi. (Padelli, Berni, Ranocchia, Santon, Dalbert, Cancelo, Joao Mario, Karamoh). All. Spalletti.
TORINO (4-3-3): Sirigu; De Silvestri, Nkoulou, Burdisso, Ansaldi; Obi (dal 28′ s.t. Acquah), Rincon, Baselli; Iago Falque (dal 37′ s.t. Niang), Belotti, Ljajic (dal 44′ s.t. Berenguer). (Milinkovic-Savic, Ichazo, Moretti, Lyanco, Molinaro, Valdifiori, Gustafson, Edera, Boyé). All. Mihajlovic.
ARBITRO: Orsato di Schio.
NOTE: ammoniti Vecino (I), Burdisso (T), Rincon (T), Skriniar (I), Brozovic (I), Acquah (T) per gioco scorretto.

PAGELLE:

Handanovic 6

D’Ambrosio 5,5

Skriniar 6,5

Miranda 5

Nagatomo 6 (Brozovic 5,5)

Vecino 6,5

Gagliardini 5,5 (Eder 6,5)

Borja Valero 6

Candreva 6,5

Perisic 6

Icardi 5,5

LA PARTITA, vista da RobertRoss:

Eravamo in oltre 70mila a San Siro, e alle 14.25 postmeridiane il triplice fischio finale di Orsato ha dato il la come ad un enorme sbuffo collettivo, una fiumana di gente arrivata lì per festeggiare una vittoria e che si ritrova a dover fare i conti con un solo punto al termine di una gara combattuta e per nulla scontata. Le tribune del Meazza si erano già trasformate in una casa stregata, dove fantasmi e spettri avevano preso il proscenio cercando di tirare sberleffi ai pazienti e speranzosi nerazzurro vestiti: “Neanche quest’anno ce la facciamo”, “Queste partite vanno vinte”, “Serve un miracolo”.

La coloritura dei commenti andava dal rosso sangue, pieno di rabbia, al nero pece, fatalista e rassegnato. Sfoghi scorsi tra denti stretti e spalle basse, come chi ha già accettato un verdetto di condanna a morte. Eppure durante la partita il pubblico si era ben comportato, mai mancando di mostrare sostegno ai ragazzi in campo, e ce n’era ben donde, visto che, alla luce dei fatti, il match è stato comunque ben giocato, pur tra incertezze e imprecisione che sappiamo ormai congenite a certi nostri atleti.

Quando dalla app dell’Inter mi arriva la notifica con su scritto “Inter-Torino: scopri la formazione!”, ho questa vaga sensazione che di sorprese non ce ne saranno, ed è così che sarà. Luciano Spalletti conferma per l’ennesima volta la stessa formazione iniziale, quasi come se fossimo negli anni 60-70, quando i numeri in campo andavano dall’1 all’11 e la parola ‘turnover’ poteva tranquillamente essere un insulto in inglese o in barese. Che poi, di fatto, c’è qualcosa di quegli anni in questa partita: il pubblico delle grandi occasioni, come se fosse un Inter-Torino d’alta classifica, e tra i granata giocasse la terribile coppia d’attacco Graziani-Pulici, o l’atteggiamento tattico della squadra dell’ormai inviso Sinisa Mihajlovic, con marcature a uomo a centrocampo, dall’appiccicoso Rincon su Borja Valero a Obi a pedinare Vecino.

L’Inter deve destreggiarsi tra l’ansia e la pressione di un pubblico che attende solo di essere galvanizzato e un avversario che non vuole altro che rovinargli le prossime due settimane (ah le pause per le Nazionali, una cosa, questa, decisamente non da anni 70). Sulla scia delle recenti sfide di campionato, l’Inter parte con un buon piglio e potrebbe già passare dopo pochi minuti se Icardi, forse già sofferente al tendine rotuleo, non avesse mancato di un soffio l’appuntamento con la deviazione vincente. In tribuna prendiamo l’episodio con rammarico ma anche con fiducia, c’è nell’aria l’elettricità giusta per mandare subito ko il piano tattico granata, volto a ripartire e a speculare sull’errore dei padroni di casa: a fine partita, quella azione ad appena 180 secondi dal fischio iniziale di Orsato sarà sembrata forse il manifesto di quello che poi è stato, una galleria di errori sottoporta, di deviazioni fortunose, di rimpalli che finiscono a pochi centimetri dal palo. Una questione di dettagli, l’avrebbe chiamata Mourinho, quelli che ti fanno vincere una Champions’ League o, per l’Inter attuale che tanto Champions’ non è, una semplice partita.

A dispetto delle storiche difficoltà di gioco che la Beneamata incontra, soprattutto in certe partite sul proprio campo, la manovra ideata da Spalletti in un certo senso scorre. Certo, non sarà lo spartito mandato a memoria ossessivamente da Sarri ai suoi, ma ci difendiamo bene. Troviamo con discreta regolarità gli esterni e i difensori centrali, così come i terzini ospiti hanno spesso bisogno di aiuto dai propri compagni d’attacco per limitare le nostre iniziative. Candreva sembra anche oggi in grande giornata, al contrario del suo omologo di sinistra Perisic; Vecino, pur con Obi a far da buttafuori, non demerita; Icardi, pur mancando il gol, cerca di far gioco sulla trequarti. Le premesse sono quelle giuste, anche a cavallo dell’intervallo. Purtroppo, però, una marcatura lenta e imprecisa porta Iago Falqué, uno dei peperini messi in campo da Mihajlovic, uno contro uno su Miranda che, come al solito, indietreggia e gli lascia la porzione di campo giusta per prendere la mira e battere Handanovic. Per le prima volta in questa stagione, ci troviamo sotto a San Siro, diventato all’improvviso gelido come il ghiaccio. Per qualche minuto, l’Inter appare come colpita alla testa, fatica a ritrovare il bandolo di quella matassa che le aveva permesso di arrivare spesso ad un passo dal vantaggio.

Se la testa però barcolla, il cuore resta caldo: Eder, subentrato da poco ad un incerto Gagliardini, affianca Icardi e su suggerimento geniale dell’argentino trova il gol del pari. Si rivedono le luci di San Siro, grazie all’elettricità trasmessa dal pubblico ormai convinto di poter arrivare al risultato pieno. Ci si arriva a pochi centimetri quando Vecino, con una conclusione che avrà fatto battere il cuore a Stankovic, scocca una freccia terrificante che sbatte sulla traversa. La partita finisce praticamente lì, come se fosse stato quello il triplice fischio e non quello operato da un Orsato stranamente impreciso nella valutazione del tempo di recupero. Finale dolceamaro per quella che doveva essere una grande festa, con un pubblico oceanico giunto da tutta Italia. Ripensandoci a freddo, io ritengo che anche da gare come questa si possano trarre molte indicazioni positive. Abbiamo pareggiato una partita che potevamo ampiamente vincere, ma che potevamo anche perdere: la reazione al colpo subito è giunta anche stavolta. Abbiamo creato diverse occasioni da gol, rimaste potenziali a causa della giornata nera di Icardi in area di rigore. Abbiamo anche dimostrato perchè, nonostante le mille critiche e i mille tentativi di sminuire il lavoro di Spalletti, siamo lì tra le prime: il gioco c’è, le idee ci sono, anche se magari non soddisferanno gli esteti, storicamente esigenti nella patria del catenaccio. Ci sono tanti aspetti da migliorare: dalla qualità e ampiezza della rosa a certe prestazioni individuali. La sensazione che mi porto dietro io da questa giornata a San Siro è che finalmente abbiamo imboccato la strada giusta: per lottare per certi traguardi, attendo conferme da tutti, che siano i giocatori, l’allenatore o la società, ma è giusto essere finalmente fiduciosi.

In ultimo, ringrazio per la bellissima giornata JulianRoss e Alessandro, compagni di viaggio e di avventura, e gli amici commentatori conosciuti e rivisti allo stadio: Nuanda, Chistisimu, Giggioneggio e ovviamente AngelOne. Spero di rivedervi presto.