Ci sono le stagioni climatiche, le stagioni scolastiche e le stagioni calcistiche. Ognuna con il suo ciclo di ineluttabilità, Un po’ come è ineluttabile la serie di post bi-annuali con i quali vi ammorbo sui profili dei giocatori che mi hanno particolarmente colpito nel corso dell’ultimo campionato di Eredivisie olandese.

Il campionato è stato bello e combattuto fino all’ultima giornata, cosa che ormai capita sempre più di frequente. Il Feyenoord ha vinto dopo ben 18 anni di astinenza e Giovanni van Bronckhorst è riuscito a mantenere la rotta della barca dritta fino al porto finale, nonostante una squadra che sicuramente, dal punto di vista tecnico, non era la migliore. In più, ha trovato di fronte come avversario irriducibile un’Ajax che, partito in sordina con il nuovo allenatore Bosz, ha fatto una stagione in crescendo e, seppur senza vincere nulla, ha riportato agli onori del calcio continentale il totaalvoetbal, andandosi a giocare contro Mou e il suo Manchester a Stoccolma l’Europa League. Se da un punto di vista puramente dei risultati la vittoria del Feyenoord è stata l’evento da ricordare, il gioco espresso dall’Ajax e il ritorno ad un calcio più vicino alle origini dell’idea di fondo Oranje sono stati senz’altro la copertina della stagione, cosa che evidentemente non è passata inosservata a Dortmund, visto che i gialloneri hanno ingaggiato proprio Bosz per prendere il posto di Tuchel al Signal-Iduna Park.

Il PSV campione in carica ha vivacchiato non dando mai l’impressione di poter davvero rientrare nella lotta per il titolo. Rimane la soddisfazione di aver fatto lo sgambetto agli acerrimi rivali di Amsterdam proprio nella partita-chiave, alla terz’ultima di campionato, e dando così il via libera al titolo dei Rotterdammers. Il titolo del Feyenoord è meritato tanto più quanto, come detto, la rosa a disposizione dell’ex-capitano della nazionale olandese vice-campione del mondo nel 2010, non era qualitativamente al livello degli avversari. Ma dei giocatori campioni d’Olanda ne abbiamo parlato qui e non ci torneremo sopra oggi.

Come al solito divideremo i profili per ruolo, nove profili di giocatori difensivi, nove centrocampisti e nove giocatori d’attacco. E, sempre come al solito, ricordo che il criterio con il quale inserisco i nomi è solo e soltanto il mio. Nessuna pretesa di oggettività né di verità assoluta, come sempre quando si parla di calcio e a meno che non si discutano cifre oggettive. Il fatto che un giocatore mi piaccia più di un altro o che secondo me abbia fatto meglio di un’altro è la cosa più soggettiva che possa immaginare. Inoltre, per fare i fighi e creare un nanosecondo di suspence, elencherò i giocatori in ordine inverso, da meno bravo al più bravo (o a quello che ha fatto l’annata migliore).

CONTRO-COPERTINA: I NOMI CHE NON TROVERETE

Due nomi che non inserirò nella lista (l’avevo fatto però nel 2015) ma che meritano sicuramente una menzione sono quelli di Eric Botteghin e Guram Kashia, difensori centrali rispettivamente di Feyenoord e Vitesse. Il brasiliano con passaporto italiano, dopo 10 anni di onestissima carriera girovagando per i Paesi Bassi, ha raccolto finalmente al Feyenoord la soddisfazione della vita, giocando una stagione eccezionale, giocando per il titolo e soprattutto vincendolo, cosa che forse visto il rendimento in carriera avrebbe meritato di fare già da tempo. Il secondo, arrivato dalla Georgia sull’onda dell’ex presidente e proprietario del club Merab Jordania e che sembrava destinato a lidi calcistici più spettacolari del Gelderland, ha incarnato invece lo spirito dei gialloneri di Arnhem diventandone il capitano ed alzando, alla settima stagione in quel di Arnhem, la coppa d’Olanda, primo trofeo vinto in assoluto nella storia del Vitesse. Per tutti e due un’annata da ricordare, non solo per le ottime prestazioni individuali fornite in campo.

#9 – KOSTAS LAMPROU

Willem II, 1991, Portiere, Grecia (35 presenze stagionali)

I tricolori di Tilburg hanno disputato un ottimo campionato, considerando che erano tra i principali indiziati alla retrocessione e che invece si sono salvati con grande anticipo e, oserei dire, in souplesse. Molto merito per questo risultato va ascritto anche al quasi ventiseienne portiere che ha disputato un’annata formidabile. Molto reattivo, ricorda molto come stile il belga Gillet, anche per la statura non eccezionale, ormai molto rara da vedere in un portiere di livello. In un campionato che non ha visto dei veri e propri dominatori del ruolo tra i pali, la stagione di Lamprou è senz’altro da sottolineare.

#8 – JOOST VAN AKEN

SC Heerenveen, 1994, Dif. Centrale, Olanda (28 pres. stag., 1 gol)

Nelle ultime due stagioni, l’Atalanta ha pescato consecutivamente in Frisia nomi poco noti e sotto traccia, fuori dal radar anche degli appassionati che conoscono un po’ di più il campionato olandese. Stavolta gioco d’anticipo e penso che questo ragazzone mancino di 1 e 95 potrebbe essere un acquisto in stile de Roon o Hateboer. Cresciuto all’Heerenveen, si è progressivamente migliorato ed alla sua terza stagione da titolare indiscusso ha fatto vedere che può ambire anche a giocare a livelli più alti. Difensore anche elegante nonostante la stazza, ha nel colpo di testa la sua dote migliore.

#7 – DJANGO WARMERDAM

PEC Zwolle, 1995, Terzino Sx, Olanda (29 pres. stag., 4 gol)

Nell’anno in cui Jetro Willems si è preso una pausa ed ha giocato a livelli normali, per non dire mediocri, diversi difensori mancini si sono messi in luce. Uno di questi è senz’altro Wamerdam, prodotto del vivaio Ajax e in prestito a Zwolle, destinato al Groningen per la stagione 2017/18. La velocità e l’agilità del terzino, unita ad un grande senso dell’anticipo, l’han fatto notare come uno dei migliori difensori della stagione appena conclusa. Vedremo se manterrà il progresso che ha mostrato quest’anno in una piazza più difficile come quella biancoverde.

#6 – DALEY SINKGRAVEN

Ajax, 1995, Terzino Sx., Olanda (32 pres. stag., 1 gol, naz. U21)

L’ex bambino-prodigio dell’Heerenveen strappato dall’Ajax con una delle spese più alte mai pagate da una squadra olandese per un under 20 ha trovato la sua consacrazione grazie all’intuizione di Peter Bosz, che l’ha trasformato da un’ala sinistra troppo leggera per essere determinante a certi livelli, in un terzino sinistro che diventa un regista decentrato in ogni azione dei Lancieri, grazie a due piedi educatissimi e decisamente sopra la media. In un sistema di gioco come quello del neo-tecnico del Borussia Dortmund, Sinkgraven ha fatto vedere di essere un giocatore speciale. Vedremo come si evolverà nella prossima stagione, ma l’età è dalla sua parte e i margini di miglioramento sono ancora ampi.

#5 – SANTIAGO ARIAS NARANJO

PSV, 1992, Terzino Dx., Colombia (35 pres. stag., 2 gol, naz.A)

In una stagione non felice per gli ex campioni in carica, il venticinquenne terzino colombiano ha confermato però tutto il buono che ha fatto vedere nelle sue prime tre stagioni ad Eindhoven, due delle quali culminate con la vittoria del campionato. Fu accostato anche all’Inter per un breve periodo due estati fa, di sicuro è un giocatore molto funzionale e specialista del ruolo, dal rendimento sicuro ed è ormai maturo per palcoscenici più impegnativi dell’Eredivisie. Sono abbastanza pronto a scommettere che si rivelerebbe un acquisto eccellente per qualsiasi squadra medio/medio-alta di serie A e chissà, forse anche per qualcuna di livello superiore.

#4 – RIDGECIANO HAPS

AZ Alkmaar, 1993, Terzino Sx, Olanda (49 pres. stag., 1 gol)

Senz’altro il terzino sinistro che più mi ha colpito nella stagione appena conclusa. Cresciuto nelle giovanili dell’AZ, Haps è alla sua terza stagione da titolare del ruolo ed ha fatto un salto qualitativo notevole. Veloce, molto forte nella fase difensiva, al contrario di quasi tutti i migliori terzini sinistri che si vedono da queste parti, deve e può migliorare ancora negli inserimenti offensivi, dove però un piede non rozzo gli permette di fornire assist ai compagni (due trasformati in gol in questo campionato). Sono molto curioso di vedere la sua evoluzione perché ha delle caratteristiche un po’ atipiche per un terzino mancino, e soprattutto sono curioso di vedere se rimarrà all’AZ, visto che il campionato da lui disputato non è sicuramente passato inosservato agli scout che battono l’Eredivisie.

#3 – JOEL VELTMAN

Ajax, 1992, Terzino Dx./Dif. Centrale, Olanda (44 pres. stag., 0 gol, naz. A)

Chi mi legge da un po’ sa che il nome di Veltman l’ho fatto la prima volta che feci questa rassegna all’amatriciana nell’ormai lontano 2013, poi l’ho ribadito nel 2015, ed adesso sono qua a metterlo ancora una volta tra i miei preferiti. Non al numero uno, perché nonostante una stagione eccellente, la macchia per quel brutto gesto antisportivo compiuto in campionato è ancora fresca. Nel frattempo, da difensore centrale ha seguito l’evoluzione imposta da Frank de Boer che l’ha spostato a destra in modo da avere una fonte di gioco laterale (come Sinkgraven dall’altra parte, e infatti Bosz gli ha mantenuto la posizione in campo là dove era stato spostato dal nostro ex-allenatore). L’Ajacide si è così trasformato in un giocatore molto particolare e un po’ unico nel suo genere, come tutti quei (pochi) difensori centrali che vengono messi sulla fascia. La particolarità di Veltman (particolarità che non ha un Rüdiger ad esempio, o tanto meno uno Juan Jesus quando Mancini lo spostava a sinistra) è quella di avere dei piedi da centrocampista. Si leggono molti nomi per la fascia destra nerazzurra, e molti di questi sono di difensori di questo genere. Veltman sembra sia destinato a Londra, sponda Tottenham, ma in ogni caso è ormai un giocatore pronto per sfide più difficili.

#2 – DAVINSON SANCHEZ MINA

Ajax, 1996, Dif. Centrale, Colombia (45 pres. stag., 6 gol, naz. A)

L’Ajax ha pescato questo ragazzone colombiano a Medellin, nell’Atletico Nacional dove Sanchez è cresciuto. E tutti ne parlavano come un gran talento, ma poco disciplinato. Follie ne fa ancora, tipo quella di partire al 118’ di un supplementare al cardiopalma nella semifinale di EL a Gelsenkirchen, fumarsi tre giocatori in dribbling in uscita, farsi un coast-to-coast a 100 all’ora e sbagliare il gol davanti alla porta o quasi. Ma il colombiano ha imparato in frettissima e con l’Ajax, al suo primo anno, si è imposto subito come un possibile futuro top del ruolo, trovandosi bene al centro del progetto tattico di Peter Bosz e panchinando immediatamente l’esperto Heiko Westermann che l’allenatore aveva voluto fortemente per aumentare il tasso d’esperienza della difesa in vista del preliminare di CL, perso poi rovinosamente contro il Rubin Kazan. Velocissimo, fisicamente devastante, soffre ancora di amnesie dovute all’età e all’esperienza che sicuramente non ha, però vede facilmente la porta sui corner e sulle mischie a seguito di palla inattiva, come dimostrano i sei gol stagionali. Ma la mia impressione, e credo che sia anche quella del Barcellona che pare gli abbia messo insistentemente gli occhi addosso, è che questo giocatore con l’allenatore giusto possa arrivare a livelli assoluti. Intanto ha dimostrato tra campionato ed Europa League che è pronto per il prossimo passo, da farsi con calma e pensando soprattutto a migliorare, per quanto i margini siano enormi. Si accosta spesso anche all’Inter, in questi giorni. Il mio commento è: speriamo che sia vero.

#1 – MATTHIJS DE LIGT

Ajax, 1999, Dif. Centrale, Olanda (23 pres. stag., 3 gol, naz. A)

Ora, guardate attentamente i numeri scritti qua sopra: in realtà ne mancano un po’, e dicono quasi tutto quel che c’è da dire su questo ragazzo. Eccoli: le 23 presenze stagionali, di cui 9 in Europa League, sono poche perché la prima parte della stagione lui l’ha passata con lo Jong Ajax, la Primavera dei Lanceri, lì dove aveva iniziato la stagione e con i quali ha giocato 17 partite di Eerste (la nostra serie B), e la UEFA Youth League. In più è passato sempre nel corso della stagione dal giocare con la nazionale under 19 alla nazionale A. In sei mesi, la vita di de Ligt è totalmente cambiata, ma lui sembra saper gestire bene la propria testa. L’esordio in nazionale, ma soprattutto quel che è accaduto dopo, dicono tutto quel che c’è da dire su questo ragazzino dalla personalità fuori dal comune. Schierato a sorpresa titolare nella delicatissima trasferta in Bulgaria, decisiva per il prosieguo delle qualificazioni mondiali degli Oranje, de Ligt compie una tremenda stupidaggine e causa, insieme al portiere, il vantaggio bulgaro dopo neanche tre minuti di gioco. Da lì, sarà poi impossibile per l’Olanda rimontare e la sconfitta costerà poi la panchina a Blind, che lo aveva cambiato dopo i primi 45’. Immaginate con questo peso sulle spalle andare poi a giocare la partita decisiva col PSV e le semifinali con lo Schalke. De Ligt ha praticamente ricominciato come se la partita di Sofia non fosse mai accaduta, ed ha coronato la stagione con la finale di EL col Manchester United, giocata da migliore dei suoi e costringendo Mou (per ammissione dello stesso tecnico portoghese) a disegnare la tattica basandola sul pressing proprio su de Ligt per non farlo mai impostare. Credo che a 17 anni, come biglietto da visita, non serva altro. In prospettiva, se non diventasse uno dei primi tre difensori più forti al mondo quando avrà l’età giusta, lo riterrei un fallimento. Da prendere ieri, ovviamente, ma uno così è facilissimo predire dove finirà, soprattutto sapendo che l’Ajax fa crescere in tranquillità i propri ragazzi prima di cederli al miglior offerente.