IL TIFOSO

Prima del derby il sabato di Pasqua, il calendario ci propone un fantastico Monday Night neroazzurro. Anche a Milano l’inverno è diventato finalmente primavera e si respira la classica spensieratezza tipica di questa stagione. Arrivato allo stadio col fido Giggio Senior, noto che la svagatezza primaverile non è prerogativa solo del pubblico sugli spalti, ma che aleggi anche nel corpo e le menti dei nostri che scendono in campo con la stessa voglia con cui mi alzo al mattino per andare a lavoro. Dopo la ciabattata di Candreva a tu per tu con Viviano, il caldo quasi agostano ci intorpidisce ulteriormente, e non servono né il palo di Quagliarella né le urla del babbo ad ogni cross sbagliato da Candreva e agli errori di impostazione di Brozovic a svegliare la squadra dal torpore.

Eppure ruminando gioco sull’ asse Perisic – Ansaldi, ho l’impressione che la gara si possa sbloccare, non mi scompongo, almeno io,  ed esorto il babbo rimanere fiducioso: ovviamente il gol arriverà sugli sviluppi di un azione scaturita dalla fascia opposta e va bene così.

A fine primo tempo non so se essere più preoccupato per l’infortunio del Gaglia, appannato sì ma imprescindibile in mezzo visto il QI di Brozovic, o sollevato per il mancato pari del duo Fernandes / Schick, poi vedo il babbo strapparsi i capelli visto l’imminente ingresso di Kondogbia e capisco che il meglio deve ancora venire (cit.)

I doriani partono forte e pareggiano e la paure dell’intervallo diventano certezze: perdiamo le distanze tra i reparti e diamo la costante sensazione di essere a corto di ossigeno, col babbo che contribuisce a peggiorare la situazione utilizzandone  una buona percentuale per la combustione di un intero pacchetto di sigarette e imprecando verso Ansaldi e i suoi cross di destro “ma chi ce lo ha mandato questo? Chi lo ha comprato?!”.

Quando Icardi sbaglia l’unica vera occasione capitata nella ripresa,  mi giro cercando lo sguardo del sempre presente Nuanda (assieme credo avremo quasi il 100% di vittorie in casa), e non trovandolo tra i fedelissimi del secondo anello blu realizzo che la situazione è piuttosto grave e che i cambi di Pioli avranno lo stesso impatto dello scaramantico scambio di seggiolino con mio padre.

Siamo cotti e il tikitaka sampdoriano ci irretisce ulteriormente, inizio quindi a contare quanti punti ci separano dal preliminare di EL bestemmiando Angelone e le sue profezie delle ultime settimane quando l’arbitro fischia un rigore nell’incredulità generale (tre quarti di stadio impiegherà circa 30 secondi per capirlo e io mi sento solo come Icardi in area).

Al termine della partita il mio sistema nervoso vacilla ulteriormente, gli ingredienti per gridare una grossa bestemmia ci sono tutti:

  • sconfitta che spegne le flebili speranze di lottare per la Champions
  • l’alta probabilità di vedere Brozovic pascolare per i campi della Salcazzia a fine luglio per gli improbabili preliminari di Europa League,
  • improperi del babbo lungo tutto il tragitto stadio-casa

“Ma chi ce lo ha mandato questoooo???” (Giggioneggio)

L’ARBITRO

La gara è stata ben diretta da Celi, anche se purtroppo non altrettanto ben giocata dall’Inter.

Qualche imprecisione da parte del primo assistente Preti, che però ha dovuto lavorare molto, sbagliando solo in un paio di occasioni.

Vediamo nel dettaglio:

  • 33° 1T, fermato Icardi lanciato in profondità dall’unica giocata fatta da Brozovic per la sua squadra: l’impressione è che Mauro sia in linea, ovviamente è una chiamata difficilissima e fortunatamente (per l’assistente, sfortunatamente per noi) non sarà decisiva, in quanto “compensata” poco dopo;
  • 34° 1T, lunghissimo cambio di gioco di Perisic per Candreva che stava rientrando dal fuorigioco, ma al momento del lancio è un metro oltre tutti: anche qui la chiamata è molto difficile in quanto Preti può vedere il pallone partire solo con la coda dell’occhio e in leggero ritardo, da questa azione l’Inter otterrà il calcio d’angolo del momentaneo vantaggio di D’Ambrosio;
  • 5° 2T, gol del pareggio della Samp: sul colpo di testa di Silvestre, Brozovic (uno a caso) resta un metro dietro tutti gli altri e tiene in gioco Schick, che spizzicherà il pallone in modo probabilmente decisivo (senza quel tocco quasi impercettibile forse sarebbe rimbalzato sul palo);
  • 39° 2T, Brozovic completa la sua prestazione memorabile parando la punizione di Alvarez con un movimento tragicomico che definire scomposto è poco: sacrosanti ovviamente sia il provvedimento tecnico (calcio di rigore) che quello disciplinare (ammonizione).

Spesso si parla di arbitri che contribuiscono a far innervosire una partita, in questo caso è stato bravo Celi a farsi vedere poco e ad adeguarsi a una gara tutt’altro che cattiva. (Pollofifo)

IL GIORNALISTA

La sconfitta con la Sampdoria all’andata era costata il posto a De Boer, quella con la Sampdoria al ritorno rischia di costare il posto a Pioli. Stavolta la stecca è stata di quelle brutte, anche perché arriva dopo il mezzo passo falso col Torino.
Non è l’Inter di qualche mese fa, e se perde pure Gagliardini torna ad essere l’Inter di ottobre-novembre: che qualche occasione la crea perché il potenziale nei singoli c’è, ma che in compenso riesce a mettere in fila una serie di errori che portano alla sconfitta.
È anche difficile trovare le parole per descrivere la prestazione dell’Inter dal gol di D’Ambrosio in poi. Fino a quel momento qualche stralcio d’idea c’era, ovverosia sfruttare le fasce con anche i terzini visto che il rombo a centrocampo della Samp lo permetteva: non ha funzionato granché, soprattutto sulla destra per una partita sottotono di Candreva (e non è la prima nell’ultimo periodo), ma quantomeno si vedeva qualcosa fatto di proposito, e non casualmente.
Dall’1-0 in poi, il nulla assoluto, contornato da una confusione generale che può essere in parte giustificata dall’assenza di Gagliardini (e questo spiega il suo peso in questa squadra), ma ovviamente non solo da questo. Hanno avuto la loro importanza una frenesia che ha portato a errori di imprecisione con la palla e errori tattici senza, l’impatto praticamente nullo di chi è entrato dalla panchina e forse anche le scelte “particolari” di Pioli nei cambi, oltre, come ovvio, al fattore Brozovic.
Sta di fatto che, al netto della pirlata del croato, anche un pareggio sarebbe servito relativamente a poco. Ora arriva la serie di partite che può dare la chiara indicazione di come finirà la stagione, Crotone-Milan-Fiorentina-Napoli tutte di fila: se l’Inter vuole sperare nell’Europa League e Pioli vuole provare a garantirsi un futuro in nerazzurro, bisogna uscirne più che vivi. (Matteo Spaziante)