Non è difficile da capire.

Non è difficile da capire per chi ha vissuto l’Inter pre Calciopoli, da chi ha visto la sua adolescenza rovinata dalle malefatte di quei farabutti, da chi si è rovinato la salute e le amicizie pur di difendere un certo modo di intendere il calcio e il tifo.

Mi rendo conto che i tempi nuovi, quelli che corrono, ci raccontano narrazioni diverse, forme nuove per emancipare e giustificare ad ogni costo l’arrivismo e il successo, l’eterno ritorno della fascinazione per l’uomo forte che risolve tutti i problemi senza affrontare i problemi, con la sola volontà. Mi rendo conto che la narrazione del presente sia molto più facile e consolante, ci offra soluzioni facili a problemi complessi. Per questo ci piace, ci consola.

Ma per chi come me è cresciuto con un’altra idea di come si affrontano e risolvono i problemi, con il mito quantomeno dell’onestà intellettuale, accettare senza batter ciglio questa svolta epocale nelle logiche e nella storia del club che tifi fin da quando sei bambino è impossibile. Ma bisogna essere onesti: smettere di tifare Inter sarebbe altrettanto offensivo per la storia di una passione con cui sei nato.

E nella vita ho imparato che è necessario essere partigiani, odiare gli indifferenti, avere sempre il coraggio e l’onestà di prendere posizione, di stare da una parte, perché non è tutto uguale.

Allora non ti rimane che una sola strada, quella di fare la tua parte: in questo caso quella di proporre una narrazione diversa di questo infausto approdo nerazzurro, un Controcanto controConte, senza timore di essere tacciato di pregiudizio. Perché non è un pregiudizio: è un giudizio, coltivato negli anni.

È necessario che qualcuno esponga i fatti: hai scelto di copiare l’avversario più odiato perché fa quello che non riesci a fare tu, vincere e strutturare una società seriamente. Hai pensato che copiare loro sia più facile che immaginare una via interista al successo, che sia meno faticoso. Legittimo? Forse. Saggio? Non penso.

Hai scelto di portare a casa l’uomo forte, vittima forse della stessa cultura della nuova proprietà, ma l’uomo forte circondato da uomini deboli e di scarsa qualità è solo destinato a amplificare la portata del suo fallimento quando verrà (perché verrà).

L’uomo forte Conte non trasformerà i giocatori senza cuore, senza cervello e senza piede che hanno caratterizzato questo ciclo nerazzurro in fuoriclasse trascinatori coraggiosi e determinati. Non risolverà i problemi che la squadra ha mostrato. E non andrà in campo.

L’uomo forte Conte non sistemerà le relazioni di potere all’interno del calcio italiano magicamente dandoti maggiore peso politico.

L’uomo forte Conte non diventerà la soluzione alle poco sagge decisioni in termini di mercato e gestione della squadra che hanno caratterizzato questi anni infausti.

L’uomo forte Conte sarà la foglia di fico per sostenere che tutte queste carenze strutturali possano essere risolte con una sola scelta e non con un progetto di più ampio respiro, per far digerire acquisti ancora una volta ipertrofici nel costo e deludenti nel rendimento, per far accettare rinnovi senza senso se non quello finanziario e l’ennesimo anno di pazienza e di aspettative.

L’uomo forte Conte sarà la scusa perfetta per parlare di Conte e non di Inter. E se questo è il campo di battaglia, scendiamo in campo armati della nostra passione e di quello che siamo stati fino ad oggi. Conte è arrivato e se ne andrà. Gli interisti – alcuni – sono ancora qui. No pasaran.

WATFORD, ENGLAND – FEBRUARY 05: Antonio Conte, Manager of Chelsea reacts during the Premier League match between Watford and Chelsea at Vicarage Road on February 5, 2018 in Watford, England. (Photo by Michael Regan/Getty Images)