Archiviato (ma quando mai…) il finale di stagione, la grande macchina dell’infotainment 24/7 è già ripartita con scenari, nomi, attivi sul mercato da fare e incontri segreti nei vari hotel sparsi per l’Europa.

La verità, invece, è che molto probabilmente dobbiamo ancora capire, noi tifosi, i calciatori, la società, l’allenatore, su che pianeta siamo finiti dopo l’ultima stagione, dopo che l’astronave nerazzurra senza sponsor ha fatto un percorso trionfale per i satelliti europei pur subendo nel frattempo 12 tamponamenti sulla strada di casa.

La sensazione è che questo gruppo abbia acquisito consapevolezza della sua forza, che in realtà il racconto dei gap sul terreno di gioco con certe avversarie non è mica così ampio, che con un’idea di gioco e la costanza di rendimento si possano ottenere grandi risultati.

Però è lo stesso gruppo che per il secondo anno consecutivo si ritrova a essere fiero di sé stesso ma anche a versare qualche lacrima, perché vanno benissimo le coppe nazionali ma la delusione che ti lasciano uno scudetto perso col Milan per un soffio e una finale di Champions League in cui te la sei giocata alla grande può pesare terribilmente.

E allora nell’analizzare questo percorso la speranza è che la consapevolezza di essere forti sia maggiore rispetto alla delusione, che questo gruppo abbia ancora qualcosa da dare, che questo allenatore stia crescendo, come sta dimostrando, per fare un ulteriore step.

Quello della vittoria dello Scudetto.

Pensateci, non credo esista un altro obiettivo rimasto a questo gruppo, un gruppo che ha aperto un ciclo sotto la gestione Conte, ha vinto uno scudetto, è rimasto competitivo e quest’anno è persino arrivato in finale di Champions, ma per confermarsi, per ritrovare stimoli dopo due stagioni senza campionato, dopo un percorso bellissimo, elettrizzante, favoloso in Europa, ha bisogno dell’”unica” cosa rimasta, vale a dire lo Scudetto della seconda stella.

Solo attraverso questo obiettivo ben chiaro, secondo me, mister e giocatori di questo stesso gruppo potranno contare sulle stesse energie, sulla stessa voglia di far bene vista nel finale di stagione di quest’anno. È lo stimolo che porta alla conferma di questo gruppo che in caso contrario, secondo me, dovrebbe essere “rinfrescato”, sia come giocatori che come tecnico.

Per quest’ultimo vivere due anni all’Inter è stato come farne dieci da un’altra parte, come è sempre stato, quindi dopo una giostra così ad alta velocità, con critiche, il record di sconfitte in campionato, il sogno Champions sfiorato, l’esaltazione degli ultimi mesi con gioco e identità di squadra ben visibili, è importante ritrovare energie nell’obiettivo che finora non ha mai centrato, la vittoria dello Scudetto.

E qui arriviamo all’ultimo punto, dopo il gruppo e l’allenatore c’è la cosa più importante, la società: sono convinto che un percorso come il nostro vada benissimo a proprietà e dirigenza, per una serie di motivi che potete facilmente immaginare, ma, come ha detto anche Marotta, si deve puntare alla vittoria del campionato per confermare la forza di questa squadra.

Ma la società sarà in grado di mettere tutti nelle condizioni di potersela giocare?

Sarà in grado di fare in modo che l’allenatore possa raggiungere questo obiettivo?

Credono, tutti, indistintamente, dal presidente all’amministratore delegato fino al direttore dell’area tecnica, in questo allenatore e in questo gruppo?

Il raggiungimento di questo obiettivo passa anche da queste domande: che la conferma di Inzaghi e gruppo sia una conferma convinta, consapevole e non sull’onda emotiva degli ultimi mesi, perché altrimenti, ai primi inciampi della prossima stagione, ci ritroveremo a parlare di dubbi sul mister, sul gruppo, dinamiche già viste più volte in passato.

Insomma, convinzione nell’obiettivo (lo Scudetto) e nelle persone che dovrebbero portarci all’obiettivo devono andare di pari passo, affinché tutta questa consapevolezza acquisita nel 2022/23 possa portare a dare ulteriori stimoli a questo gruppo.

Una consapevolezza a due stelle.