Erano anni che non vivevo una partita senza ansia dell’Inter. O meglio le poche volte che era successo non avevo l’ansia perché ero colmo di sdegno e delusione, per una stagione finita prematuramente, per un torneo o 90 minuti dall’esito scontato e poco felice, o semplicemente perché non mi aspettavo niente di buono dalla masnada di cercopitechi che vestivano in quello specifico momento il nerazzurro.
Non mi ricordo le volte che sono uscito dallo stadio o da un pub o dalla video chiamata in skype dopo aver visto la partita con lo stomaco sottosopra e l’umore sotto i tacchi. Ritrovarmi quest’anno a poter vivere addirittura 4 match senza ansia è un’esperienza nuova per noi tifosi nerazzurri, soprattutto negli ultimi lustri.
Così passa in sordina una partita in cui Gagliardini sembra capace di cose normali per un centrocampista di inserimento e Sanchez una punta con qualche speranza di buttarla in porta con continuità, ma è tutta illusione, un velo tessuto da Maia per offuscare i nostri sensi e lasciarci indifesi di fronte alle avversità che il futuro nasconde.
Nonostante questo devo dire che è una sensazione bellissima e che mi mancherà, quando già da mercoledì mi ritroverò a bestemmiare i santi. Ma d’altronde se avessi voluto una vita da tifoso facile avrei scelto di tifare qualche congrega di ladri tipo il Real o quell’altra squadra a strisce monocromatiche che non voglio neanche nominare tanto mi fa schifo.