Doberdò, San Martino del Carso, il Monte San Michele: nel 1916 la Grande Guerra infuria nelle trincee sul fronte dell’Isonzo, sconvolgendo la vita di migliaia di soldati. Fra questi c’è il sottotenente András Nagy, un giovane pittore di Budapest richiamato nell’esercito austro-ungarico, che subisce l’amputazione della mano destra e sembra condannato a dover rinunciare all’arte per sempre. Ricoverato all’Ospedale civico di Trieste, András trascorre la convalescenza in preda alla rabbia per la sua nuova condizione, finché un incontro inaspettato sembra cambiare il suo destino: durante una passeggiata nel Giardino pubblico, il giovane vede l’affascinante Elisabetta – detta Lili – seduta su una panchina mentre legge a voce alta “Anna Karenina” a un’altra donna. András adora Tolstoj e chiede se può restare ad ascoltare. Lili si fida di quel soldato che le ricorda i cugini impegnati sul fronte russo e qualche giorno dopo lo zio della ragazza lo invita a casa. La vivace famiglia di Lili, in parte austriaca e in parte istriana di Pirano, aiuterà quel sottoufficiale ungherese che si trova solo e ferito in una città sconosciuta e, pian piano, il talento del giovane artista si risveglia… Quasi vent’anni dopo, una strana lettera della direzione del Civico Museo Revoltella richiamerà a Trieste il pittore ungherese ormai affermato. Cosa vorranno? András è curioso, sale sul treno e durante il viaggio ritorna con la mente a quegli anni “terribili e meravigliosi” della sua giovinezza.

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