• Napoli-Shakthar-Venezia poteva rappresentare un trittico scivoloso e invece ci ha restituito forza, un po’ di consapevolezza in più e soprattutto punti e ottavi di Champions. La squadra è
    oggettivamente più debole dell’anno scorso (quell’Inter avrebbe vinto questo scudetto in infradito pure di inverno) ma è sul pezzo, sta crescendo e gioca bene per larghe parti del match. Quand’è che smette di giocare bene? Beh, quando il fiato inizia a diminuire e Inzaghi deve pescare dalla panchina dei jolly che spesso abbassano tremendamente il livello della squadra. Ecco spiegati spesso i minuti di sofferenza nell’ultima parte degli incontri e le nostre imprecazioni plurime.
  • E parlando appunto di sostituzioni faccio un piccolo accenno al lavoro del mister: come già detto
    su questi schermi in passato, Inzaghi non ha paura di fare cambi, anzi spesso ne fa fin troppi, pare ossessionato dagli ammoniti, puntualmente sostituiti, e da qualsiasi dettaglio gli venga a tiro. Calhanoglu nell’intervallo si fa massaggiare il flessore di nascosto? Lui lo nota e dopo un po’ nel secondo tempo lo toglie per evitare guai peggiori. Perisic sbadiglia senza mettersi la mano davanti alla bocca? Simone lo toglie per concedergli il riposino al calduccio in panchina. Gioie e dolori della gestione di una rosa che ha nelle riserve, spesso, un gap di competitività con tanti titolari che farebbe stramazzare al suolo anche il Real dei Galacticos.
  • Calhanoglu dalla partita con la Juve pare un altro giocatore: dovremo abituarci ai suoi up & down ma nelle ultime apparizioni è sempre tra i migliori in campo. Una vera alternativa contemporanea a Brozovic nella costruzione del gioco e anche tanta legna inaspettata. Bene così, Hakan.

Chi invece ha mostrato più momenti bui che luci abbaglianti è certamente Correa: sapevamo fosse incostante (esattamente come il turco) ma l’ex Lazio pare spesso fuori posto e totalmente assente ed essendo l’unico in rosa a poter essere lanciato in avanti in campo aperto (cosa che ci riusciva benissimo l’anno scorso con Lukaku e Hakimi) urge risvegliarlo dal torpore che per fortuna in questa stagione non gli ha impedito di essere decisivo contro Verona e Udinese. Ma serve molto altro caso Joaquin.