Sarò felice nel caso di essere perculato a fine stagione per questo post perché vorrà dire che l’Inter avrà raggiunto il suo obiettivo stagionale, cioè rientrare nell’Europa che conta.

Oggi, però, 28 febbraio 2018, alle porte del derby e dopo la 7a giornata del girone di ritorno io non credo alla nostra qualificazione in Champions League.

Perché?

1) Si parla di Inter in crisi, ma una crisi nel calcio è una roba passeggera che trova prima o poi una soluzione. La nostra, invece, è qualcosa di più strutturale, più profondo, e che trova terribile conferma anche nei numeri: dalla partita con l’Udinese, la prima partita persa, abbiamo totalizzato 11 punti in 10 partite, segnato 9 gol, subiti 11 e in mezzo a tutto questo abbiamo anche dato il la alla rinascita del Milan perdendo il derby di Natale in Coppa Italia. Una roba quasi irreversibile guardando le prestazioni fornite: anche nelle uniche due vittorie (Bologna e Benevento) la squadra è sembrata lontanissima parente di quella di inizio stagione. E quando tutto questo dura più di due mesi significa che il mister non è riuscito a contenere quella piccola perdita nel sistema idraulico nerazzurro che oggi invece sta allagando tutta Appiano Gentile. Unico merito: non aver completamente sbracato nel periodo più buio contro Lazio, Roma e Fiorentina portando a casa tre pareggi. E forse anche grazie a questo possiamo dire “Siamo ancora quarti”.

2) Se osservo il calendario che ci aspetta da domenica a metà aprile posso solo immaginare come l’Inter vista negli ultimi mesi possa sciogliersi come neve al sole (e vista l’attualità, la metafora ci sta alla grande). In ordine: Milan (T), Napoli (C), Samp (T), Verona (C), Torino (T), Atalanta (T). Sulla carta partite più che complicate per chi non è riuscito a vincere contro Crotone o Spal rischiando pure contro il Benevento.

3) Il clima che vedo attorno all’allenatore non mi piace. Come tutti avrà fatto e starà facendo i suoi errori ma se c’è una persona alla quale dobbiamo appoggiarci per cercare di portare in salvo la stagione (e l’unico modo è arrivando quarti, appunto) questa è proprio Luciano Spalletti. Dobbiamo sperare non perda la testa, dobbiamo sperare che i giocatori siano ancora con lui, che la società sia ancora con lui. Ecco, quello che percepisco è che l’unione di inizio anno sia già svanita e, soprattutto durante il mese di gennaio e del maledetto calciomercato, si sia scavato un solco tra la dirigenza e il mister stesso. Mie sensazioni, spero infondate.

Credo che l’unica piccola svolta possa arrivare dal derby di domenica.

Anzi, il derby può essere croce o delizia: in caso di sconfitta penso che le conseguenze potranno essere abbastanza pesanti per una ciurma che non ha certo la personalità di Rocky Balboa. Un pareggio ci aiuterebbe a mantenere ancora per un po’ la barra dritta.

Una vittoria regalerebbe un po’ di morale ai nostri togliendone probabilmente una parte al Milan che invece è in gran rilancio.

Principio generale: sono consapevole che alla base di tutte queste elucubrazioni c’è la necessità di avere una solida base progettuale e una società vicina, chiara, snella: arrivare quarti sarebbe un grandissimo risultato perché ci consentirebbe di rivedere la Champions dopo 6 anni ma non avrà alcun significato se nei prossimi mesi ci troveremo ad affrontare le medesime problematiche viste finora anche perché, con tutta probabilità, ci ritroveremmo qui a parlare nuovamente delle stesse cose.