Coppa del Toro o Coppa del Nonno è uguale, l’importante è che a vincere sia l’Inter.

Partita subito in salita con palla persa per lancio ad minchiam di Acerbi (nei primi 30 minuti lontano parente del giocatore visto quest’anno) e marcature tutte sbilanciate: 1-0 di Nico Gonzales ed è già bestemmia libera. Per mezz’ora i nostri centrocampisti vengono seguiti anche in bagno dai centrocampisti viola e non riusciamo a combinare un cazzo, ma per fortuna i nostri avversari si magnano la qualsiasi. Anche noi c’è da dire che con il cigno artritico buttiamo nel casso due occasioni pazzesche.

Poi entra in campo sul serio il Toro e fa due gol da centravanti puro che più puro non si può: sul primo detta il passaggio e poi incrocia spaccando la porta, sul secondo palla al bacio di Barella e girata a spaccare di nuovo la porta. Poi per 15 minuti ci siamo solo noi e ovviamente non facciamo il terzo gol della tranquillità.

Nel secondo tempo duriamo una decina di minuti poi scendiamo fisicamente (soprattutto Barella e Dimarco oltre al solito Dzeko) e la viola prende campo, prende campo, prende campo, senza che noi possiamo farci molto. A nulla valgono i cambi perché Lukaku dura 10 minuti, Correa non tocca una palla e Gagliardini peggio mi sento. Noi buttiamo via due contropiedi 2 vs 1 che ancora non ci credo ma la viola si mangia due gol di testa che non mi capacito di come non siano entrati in porta, complice anche un Handanovic che verrà incensato per l’unica parata fatta mentre verranno dimenticate le 3 papere in uscita con cui quasi ci costa il pareggio.

Ma tutto questo non conta, conta solo che a vincere sia l’Inter per farci godere un altro trofeo.

PS: se volete sapere perché nonostante tutte le incazzature e i travasi di bile tifo ancora questa banda di stronzi, cercate il video del trenino post vittoria negli spogliatoi e lo capirete da soli: sono come noi, umani troppo umani, lo stesso disagio esistenziale, la stessa inadeguatezza a vivere, solo che loro giocano le competizioni ufficiali con la maglia nerazzurra e io mi devo accontentare di urlare, cantare e bestemmiare sugli spalti. Sono questi i momenti in cui almeno per un poco tutto è perdonato e ci ricordiamo di essere una cosa sola, nel bene e nel male.