Nell’ospitare una delle squadre che odio di più del campionato di serie A (appena sotto i loro mandanti gobbi per dire) Scemone si esibisce in un numero di alta scuola che ricorderemo al pari del gasperiniano Zanetti braccetto nella difesa a 3 e del mazzarriano 6-4-0: il turnover del portiere. Uno nella vita pensa di aver bestemmiato abbastanza tutti i santi del paradiso, ma se tifa nerazzurro sa che non c’è fine alla creatività del signore per porti di fronte alla tentazione di sfidare la tua fantasia in fatto di blasfemia. 

Partita simile alle precedenti: Inter in controllo e che sembra poter produrre occasioni da un momento all’altro, ma a cui manca il guizzo decisivo; squadra avversaria di infima caratura che sa che con i nerazzurri una botta di culo può sempre capitare per stupidità dei giocatori della Beneamata o grazie agli dei del caos. Nonostante questo l’arbitro ci prova con determinazione a essere all’altezza delle precedenti generazioni AIA, e d’altronde è alla sua prova d’esordio e deve guadagnarsi la serie A, e sa bene come fare. Il rigore su Barella allo stadio sembra lapalissiano, ma la giacchetta colorata-ex-nera si supera negando il rigore su Dumfries che anche mia nonna con 1 diottria in due occhi avrebbe fischiato. Purtroppo per lui c’è il VAR che lo obbliga a tornare sui suoi passi: due volte perché senza VAR un rigore con l’uomo avversario che poi salva sulla ribattuta del portiere che parte a mezzo metro dal rigorista non sarebbe mai stato ripetuto. Per fortuna al secondo tentativo Lukakone segna, perché il rischio era di perderlo per sempre.

Dopo succede l’inspiegabile: i nerazzurri cominciano a giocare con lanci a caso di 40 metri che finiscono puntualmente sui piedi dei centrocampisti dell’udimerda che riparte a 100 all’ora. Dopo 3 tentativi falliti riusciamo a farli segnare e a strappare le madonne a tutto lo stadio. Nell’intervallo Scemone si esibisce in un classico senza senso del suo repertorio: la sostituzione all’intervallo del primo ammonito, una roba che ormai ha bisogno di uno psichiatra per essere risolta.

Lo scempio continua nei primi minuti del secondo tempo, culminando con una palla recuperata e lanciata a Dzeko che solo contro il portiere contropiede centra la mano di Silvestri su 20 mq di porta, sulla ribattuta ripartenza 5 vs 2 dell’Udinese che però manca il colpo del KO grazie a un intervento di Cavallo Pazzo che si accartoccia come un burattino pur di fermare la palla. Se fossi quel gobbo di Sottil al posto di rompere il cazzo sul rigore prenderei uno scarpino e lascere i segni dei tacchetti sulla faccia di Success e degli altri 4 protagonisti di questa ripartenza.

Nel frattempo Scemone finalmente si è svegliato e ha fatto dei cambi decenti: Calha e Lautaro cambiano il volto del match. L’azione successiva alla ripartenza fallita dall’Udimerda si trasforma in un gol: il piattone con cui insacca l’armeno è un colpo di alta classe e potremmo chiudere il conto poco dopo se Lautaro non si mangiasse un contropiede solo davanti al portiere con un colpo sotto che finisce in curva. El Toro – che temevo fosse entrato nella fase non-segno-manco-con-le-mani – mi smentisce insaccando il contropiede successivo con una mezzo collo in anticipo perfetto. 3-1 e partita finita, per fortuna.

Per lunghi tratti ho temuto di non portarla a casa come le altre e certo le scelte cervellotiche di Scemone non aiutano e non mi aiutano. Alla fine però vedere la succursale dei gobbi punita è sempre una cosa che riconcilia con lo sport e quindi mi accontento e mi tengo stretto il risultato. Chi si accontenta gode, no?