Chiuso il 2022 con una partita ostile apriamo il 2023 con una partita ostica, contro una squadra meritatamente in testa alla classifica e unica imbattuta in Europa. Quando scegliersi gli impicci è un talento non c’è molto da fare.

L’approccio alla partita è quello giusto: stare bassi, non lanciarsi all’arrembaggio rischiando di pigliare il contropeu, colpire se possibile alla prima occasione. Diciamo che 2 su 3 ci riescono abbastanza bene. E’ il calcio che ci piace: senza tanti fronzoli e dritto al sodo, un po’ come l’intervento di Skriniar alla WalterSamuel al 13esimo sulla tre quarti avversaria dritto per dritto sulle gambe dell’avversario diretto (tanto per far capire che aria tira).

E se le occasioni migliori non capitassero proprio sui piedi dei terzini potremmo chiudere agevolmente in vantaggio la prima frazione di gioco. La terza occasione buttata nel cesso ce l’ha Lukakone che tira una bella sassata (che allo stadio sembra essere deviata da Meret). Il pareggio all’intervallo è ingiusto, ma calscio è così.

Permaniamo con il vizio di non tirare mai da lontano ma per fortuna riusciamo a mettere un cross decente e Dzeko spacca la porta di testa da 1 m (anche se non va dimenticato che 5 minuti prima Calha difende una palla nell’area piccola su Oshimen come fosse Lucio nell’anno del triplete): anche questo è il calcio che ci piace, e non solo a noi visto il tripudio sugli spalti.

Inizia la girandola delle sostituzioni e la partita si fa più spezzettata: il Napoli sale di tono e noi arretriamo, ma difendiamo insolitamente bene e collettivamente. Il calcio che ci piace è così: de-fense de-fense de-fense proprio come Cavallo Pazzo Dumfries che si merita 10 solo per come placca Raspadori che stava partendo a 100 all’ora verso la porta all’87esimo. Lo stadio si spella le mani e anche noi, che amiamo il calcio fatto di cose semplici e orrende, ci sdilinquiamo in complimenti per il nostro incazzuso preferito.

I minuti passano ma il Napoli non concretizza e forse potremmo concretizzare noi un secondo gol che farebbe vivere senza rischio alle coronarie gli ultimi minuti ai tifosi nerazzurri. Ma quello che conta sono i treppunti finali, meritati e finalmente portati a casa senza se e senza ma, rimpiangendo quelli mollati per strada un po’ a caso, un po’ grazie all’insistenza su Handanovic, un po’ per una condizione atletica ridicola considerata la natura bislacca della stagione con il mondiale in mezzo.

Menzioni d’onore? Un Lukaku tutto sommato meglio delle ultime volte, la difesa e il centrocampo tutto, ma in particolare un Barella superlativo nel secondo tempo quando smette di provare il numero e ci mette tutto quello che ha. Unici nei? Correa che entra e fa partire l’unico contropiede del Napoli con la squadra in uscita (l’unico in tutta la partita, veramente indescrivibile la sua capacità di scartarsi da solo) e Pinocchio Gagliardini perso in mezzo al campo che lascia praterie sulla fascia destra del Napoli perdendo i raddoppi che sono stati la chiave di tutto il match in quella zona. E sapere che vedremo sta gente pure l’anno prossimo quasi mi fa passare la poesia. Poi ripenso a Cavallo Pazzo e tutto passa.