Dopo la figura di merda di martedì sera uno si sarebbe aspettato diverse cose: per esempio una reazione di nervi e di cuore… Non pervenuta; delle scelte coraggiose del mister… Nisba; un’idea diversa di gioco… Macché. Insomma, sul campo di San Siro si ripresenta la stessa Inter che vediamo ormai da luglio: poca voglia, tanta gente che parla in campo al posto di correre, situazione atletica imbarazzante per ritmo e capacità tecniche, scelte tattiche latenti in tutti i sensi. E la folla rumoreggia facendo volare – giustamente – i primi fischi.

Il primo tempo è uno dei più imbarazzanti degli ultimi anni concluso – penso – con zero parate del portiere avversario e forse un paio di tiri velleitari tanto per fare statistica. La nostra fortuna è che al Toro un punticino fuori casa va benissimo e quindi non spinge mai per provare a vincerla (cosa che avrebbe potuto fare con grande serenità). Già alla fine dei primi 45 minuti tutto lo stadio invoca dei cambi anche solo per dare una lezione a una squadra i cui interpreti principali, da Brozo a Barella, passando per Calhanoglu e per lo stesso Dumfries, sembrano smarriti (se si vuole concedere la buona fede come per esempio sono disposto a fare nei confronti dell’olandese). L’alternativa è che abbiano deciso che vogliono cambiare allenatore e che si stiano adoprando per farlo a spese dell’Inter e dei tifosi (in particolare questa sensazione mi arriva fortissima dal nostro centrocampo).

Invece Inzaghi (che ricordiamo non ha ancora deciso il rigorista in 15  mesi come allenatore della Beneamata) lascia tutto gattopardescamente com’è. Non gli dice benissimo perché il Torino sembra svegliarsi ed è solo per puro culo (e per qualche fortuita parata non laser della sedia slovena) che non raccogliamo il pallone in fondo al sacco. Finalmente all’alba del 68esimo Scemone prova a cambiare qualcosa e magicamente anche l’inter inizia a provare a giocare a calcio manifestando però gli ormai noti problemi di finalizzazione.

I nostri 3 mediocampisti che per tutta la partita sono scappati uno dall’altro nascondendosi dietro gli avversari iniziano a cercarsi e produciamo qualche azione anche interessante. L’unico che sembra pensare solo ai cazzi suoi è Barella, fastidioso come pochi e oggetto di moltissimi mugugni. Inzaghi però non lo toglie e come da tradizione il giocatore più insultato della partita (a pari merito con Dzeko) contribuisce a portare a casa la partita con l’unico cross decente (si fa per dire) fatto su cui si imbuca Brozovic (un altro che fino a quel momento aveva vissuto nell’ombra).

Treppunti sono treppunti, ma giochiamo male, siamo lenti e le poche idee di gioco si riassumono in “palla tra i difensori e il portiere fino a che proviamo a scendere su una delle fasce e poi buttarla in mezzo un po’ a cazzo, sperando dica culo”. Tutti i nostri giocatori devono toccare il pallone almeno 3 volte per calciare e solo due giocatori su undici riescono a fare un dribbling (ogni tanto, mica sempre). Io non capisco come Scemone non si accorga di quello che gli stanno facendo e non decida di individuare i suoi gladiatori con cui vincere o morire. Certo per farlo ci vuole un certo amor proprio e un livello sufficiente di dignità.