Cominciamo dalle basi. Il derby non si può giocare con calzoncini e calzettoni bianchi: primo, sono simbolo dell’altra sponda del navigliio; secondo, portano sfiga; terzo, se ti sporchi le mutande poi si nota. Perdiamo un derby sostanzialmente perché siamo una non squadra di cagasotto con gravi limiti tecnici oltre che mentali in cui l’allenatore ha ormai una funzione vestigiale che gioca contro una squadra che gioca da squadra e che crede in quello che fa. Poi, certo, loro hanno un portiere e noi mezzo (quando va bene), loro hanno uomini che vanno via in mezzo a 3 e noi gente che sbaglia i passaggi a 4 metri, ma questi sono epifenomeni. La mentalità prima ancora che il fisico o la tattica o la tecnica è quella che ci ha condannato oggi. Oltre al fatto che abbiamo un passivo ridicolo di 8 gol in 5 partite e che lo score negli scontri diretti di Scemone è una roba da squadra della parte destra della classifica.

E dire che era cominciata bene, ma come spesso accade all’Inter è finita male: 10 minuti in cui tutti giocano a non farsi male; poi troviamo un’imbucata perfetta e Brozovic fa un eccellente gol. Poi però scompare dal campo, il centrocampo va in affanno (anche perché Nick Dynamite è rimasto negli spogliatoi), iniziamo ad arretrare con la paura di perdere (chissà perché poi): Calha regala palla a Tonali, la difesa non esce bene e Leao infila Handa (tutto sommato con poche colpe in questo caso).

Da questo momento andiamo giù di testa e il Milan potrebbe pure andare negli spogliatoi in vantaggio, ma per fortuna o per caso resistiamo. Nell’intervallo ci sarebbe tempo per cambiare l’inerzia della partita, ma la faccia di Inzaghi quando esce per i secondi 45 minuti dice tutto: è la faccia di uno che ha paura della sua ombra e che non verrebbe ascoltato manco dal suo cane. Infatti, manco a dirlo, prendiamo il secondo con Giroud che è marcato a ottordici metri da un insufficiente Bastoni.

E’ chiaro che serve una scossa, ma Scemone è in bambola e spera che succeda qualcosa. E qualcosa succede: il 3-1 del Milan con Leao che prende per il culo tutta la nostra difesa. Una vergogna. Solo dopo il terzo Scemone si sveglia e cerca di cambiare la partita, riuscendoci in parte: Dzeko nonostante l’artrite riesce ad accorciare e se giocassero con Handanovic in porta ne faremmo due con Lautaro di testa e Calha di piede. Ma loro hanno lasciato andare il loro portiere strapagato e hanno preso un portiere nuovo che sa fare il suo mestiere. Così nulla di fatto.

Non puoi pensare di vincere un derby in cui ti caghi sotto per 70 minuti complessivi. Non puoi pensare di vincere un derby senza nessuna idea di gioco e lasciando il campo all’avversario. Non puoi pensare di vincere un derby con la cattiveria agonistica di un gattino neonato. Derby perso male e meritato da quegli altri. Ma la cosa inaccettabile è Derby perso con le mutande sporche. Cari giocatori nerazzurri e caro Scemone, e magari pure la dirigenza, andate a casa, cagatevi in mano e datevi un bello schiaffo davanti allo specchio, così capirete quello che proviamo noi tifosi dopo sta roba.