A vederla all’inizio sembra la partita perfetta per non bestemmiare troppo: neanche 2 minuti e azione da manuale del 3-5-2 con palla che passa da un terzino all’altro sul secondo palo e assist vincente per Lukakone che ricomincia da dove aveva lasciato insaccando. Seguono 30 minuti in cui il Lecce non vede la biglia, ma noi buttiamo nel cesso parecchie occasioni. Miccia Corta Lautaro cerca un improbabile tiro a giro e Barella dopo aver sradicato un pallone fantastico a un avversario riesce a sbagliare la cosa più facile (il cross in area piccola per far insaccare una punta).

Ma non tutto è oro quel che luccica e spesso se è marrone non è cioccolata e infatti già sul finire del primo tempo si notano diverse cose che dovrebbero allarmare un interista non di primo pelo come me: appena perdiamo palla prendiamo delle infilate pazzesche che non si concretizzano solo perché il Lecce è una squadra di scappati di casa; in particolare sia Brozo sia Calhanoglu sono a mezzo servizio, mentre Barella che fisicamente c’è continua a vivere in un mondo parallelo in cui è l’erede di Toni Kroos invece che il mediocampista della squadra degli Zhang (il sottotesto dispregiativo è voluto, ndn).

Quando nel secondo tempo la solfa non cambia è chiaro a tutti che prenderemo un fico: cosa che puntualmente succede anche se sarebbe potuta andare diversamente se avessimo  anche un portiere invece di uno che per piegarsi e tuffarsi in porta ha bisogno di un infermiere. Non fatevi ingannare dalla successiva parata su calcio di punizione: è la solita botta di reminiscenza di Samir in un oceano di inadeguatezza.

Dopo aver subito il gol costruiamo molto e devo dare atto a Scemone di non essersi cagato sotto, ma di aver cercato in ogni modo di vincerla, trovandosi di fronte un Falcone formato Jaschin (strano, non succede mai) e una squadra nerazzurra molto caotica e ancora in parte sulle gambe (gli indizi della preseason iniziano ad essere inquietanti conferme).

Quando tutto sembra perduto e sto già bestemmiando per i 2 punti buttati nel cesso ecco arrivare Cavallo Pazzo che si avventa di pene su una palla spizzata da Lautaro e mancata dal Cigno Artritico (per fortuna sennò finiva direttamente nel Mar Ionio). Tra i subentrati sicuramente è lui l’unico che ha fatto bene insieme a Bastoni, mentre le due punte (una ormai ospite fissa come vittima a Chi l’ha visto e l’altra ormai in avanzato stato di decomposizione) e il centrocampista mummia sono una sciagura difficile da spiegare.

Mi porto a casa i treppunti e il tifo. Per il resto passate alla cassa, anzi no che sennò Zhang si vende pure quella.