Era evidente che avremmo pagato dazio. Non puoi giocare una stagione da 70 partite senza punte e senza a un certo punto pagare dazio. È desolante doverlo pagare nel derby, ma non farei mai a cambio con i derby dell’anno scorso e di due anni fa, ma proprio mai nella vita. Stasera doveva girare tutto giusto per sperare in un colpo di culo, ma mi sa che i colpi di culo sono finiti da tempo (infatti il tiro di Dimarco va sulla traversa così come la mezza papera di domenica di Ravaglia finisce sul palo anziché in porta).
Non sono neanche troppo incazzato, solo sconsolato, perché non c’era modo per affrontare diversamente la partita: mettere dentro le riserve e sperare di non prendere gol, per poi puntare a 30 minuti finali con qualche titolare in più. Non siamo riusciti ad arrivare neanche a metà di questo brillante piano e le merde hanno potuto fare quello che sanno fare meglio: sfruttare il contropiede con i loro giocatori più tecnici e più veloci (faccio notare che il portentoso Leao è stato annullato da Bisseck, per dire come sono messi).
Sono sicuro che Inzaghi non avrebbe voluto giocarla così, avrebbe voluto spremere i titolari, ma che dall’alto gli è arrivato un input diverso, ma stiamo giocando (e non da oggi) un gioco pericoloso, perché perdere aiuta a perdere e la testa nel gioco del calcio da 70 partite all’anno è fondamentale. Certo gli infortuni ci hanno detto sfiga, ma forse qualcuno doveva fare i conti per bene prima di sbandierare una rosa lunghissima che lunghissima non è, con riserve da far piangere i morti in quasi tutti i casi (oggi Asllani compitino, Frattesi boh, Taremi il solito cadavere, Arnautovic non ha toccato palla se non mettersi in fuorigioco passivo sul colpo di testa di De Vrij parato da Maignan comunque, Correa fa ridere e fa piangere insieme, ecc. ecc.) e titolari che alternano partite di altissimo livello a giornate che definire negative è un eufemismo (Enrico Michele oggi da impalare, crocifiggere, squartare, e mutilare in rigida sequenza, ad esempio).
A questo punto non si poteva fare altro che sperare di sfangarla così oppure affossare la competizione che per chi non vince un cazzo vale come la Coppa del Mondo mentre per tutti gli altri vale la Coppa del Nonno (e lo dico perché per noi per anni è stato così quindi conosco bene la sensazione). La strategia pagherà? Lo scopriremo presto, anzi prestissimo, perché per fermarsi non c’è (più tempo)