Dopo 20 anni di presenza quasi al 100% allo stadio, complice un errore di valutazione, mi ritrovo in aeroplano in una delle partite fondamentali della stagione. Dire che non mi passa mai non rende l’idea. A seconda dell’esito ero pronto a tutto, dall’immolarmi giù dal Pirellone fino all’ecatombe (nel senso proprio del sacrificio di 100 buoi per propiziarsi gli dei e chiedere perdono).
Per rendere l’idea, condividerò con voi minuto per minuto il mio supplizio.
Malpensa, l’aereo parte con 15 minuti di ritardo. Già sapevo che avrei perso i primi 10 minuti, così diventano 25. Temo che l’ecatombe non possa bastare a mondare i miei peccati e inizio a fare i calcoli sul prezzo in vite bovine che costerà il mio errore.
Aereo, posto 19C, guardo l’orologio sul cellulare: sono le 20:59, poi le 21:00. Applauso di rito per il calcio di inizio – tutto nella mia testa ovviamente – e avvio delle scaramanzie di inizio partita.
Aereo, posto 19C, continuo a guardare l’orologio, passano i secondi (i minuti manco so cosa sono), ma l’aereo non scende.
Aereo, posto 19C, ore 21:10 italiane, iniziano le operazioni di atterraggio. La mia compagna e mia figlia cercano di parlarmi ma io sono in stato catatonico.
Aereo, posto 19C, ore 21:20 italiane, l’aereo è atterrato, strappo di mano il cellulare della mia compagna – l’unico su cui si può configurare una eSIM e smanetto istantaneamente per attivare la rete. Non va. Biopane. No, va. Forse va. Non si capisce un cazzo. Mi giro con occhio inferocito verso gli altri passeggeri rei di occupare impunemente le celle telefoniche a me attigue e quindi diretti responsabili della mia carenza di Internet. Penso se commettere uno ecatombe di Homo sapiens, ma mi controllo.
Aeroporto, fila per il controllo passaporti. La rete finalmente va, ma ovviamente non becco uno stream manco morto. Cedo e mi collego su Twitter (X lo chiamerete voi, merdacce): 0-0, Calhaaaaaaaaaa. Me muero.
Aeroporto, fila per il controllo passaporti. La rete non va, non so che cazzo accada. Me muero – take 2.
Aeroporto, fila per il controllo passaporti. La rete va. Fine primo tempo sullo 0-0. Gnanca mae.
Momento di tranquillità in cui della rete non mi frega un cazzo. Supero il controllo passaporti e non mi arrestano, è già un risultato di sti tempi e con il mio pedigree.
Esco nella zona dell’aeroporto tra controllo passaporti e recupero bagagli. La rete sul mio cellulare non va, ma su quello della mia compagna sì. Le strappo di mano il cellulare e vado su Google: porco bio Kane di merda, ah no, Toroooooooooooooooooooo pareggio (che bello aver costruito il tuo carro il primo giorno, anche se ogni tanto mi fai incazzare). Esulto in mezzo all’aeroporto e quasi vanifico il non arresto di cui sopra.
Per fortuna la carenza di rete mi ha evitato quei 5 minuti di disperazione che molti allo stadio devono aver vissuto. Ma io avrei voluto viverli. E invece sono in aeroporto. Vaffanculo.
Parcheggio dei taxi. La rete non va. Mi impossesso nuovamente del cellulare della mia compagna: Benjiiiiiiiiiiiiiiiii, vantaggio nostro. Salto come un cretino. Mi guardano tutti chiedendosi se mi devono lanciare su un echinocactus o se devono ignorarmi.
Saliamo sul taxi. E’ il 70esimo. Mi si sta slogando il dito a furia di scrollare qualsiasi dispositivo abbia anche solo 5 bps di banda.
I minuti passano. Non succede un cazzo. Un po’ ci credo, un po’ no. Infatti al 75esimo prendiamo un gol di merda.
Arriviamo al riad. Mi danno la password del wifi mentre il guardiano del luogo mi dice che lui tifa Barcellona e accenna a guardare il risultato della nostra partita: cerco di fermarlo, fisicamente, il tipo mi guarda come se stesse per chiamare gli sbirri. Abbozzo.
Prendo il cellulare della mia compagna sapendo già che cosa è successo (maledetto guardiano): invece no. È l’87esimo.
Mi rinchiudo nella stanza, apro Twitter e comincio a scrollare ogni 10 secondi. Non passa mai.
Sei minuti di recupero, ma per alcuni ne sono già passati due; per me ne mancano 92.
Parata di Sommer, angolo per loro, Urbig in area, parapiglia, Taremi pezzo di merda, leggo parole in libertà non capisco un cazzo, so solo che alle 22:55 dovrebbe essere finita. Aspetto come il messia la parola “finita” su Twitter. E finalmente arriva.
Mi sento una merda perché non ero lì, ma mi sento alla grande perché siamo in semifinale. Domani provvedo all’ecatombe. E soprattutto ad andare in giro con un sorriso stampato a 32 denti. E vorrei pure vedere.
PS: la domanda è, in semifinale a questo punto devo andare allo stadio o devo prendere un aereo? Che vita di merda e che vita da tifoso dell’Inter. Ma non farei a cambio mai.