Nonostante quello che scrivono le fanfare nostrane per poi prenderci per il culo, noi interisti sappiamo che non abbiamo una squadra all’altezza di fare 3 competizioni, che non abbiamo una panchina lunga e una rosa che “vale due squadre”, ma sappiamo bene che i titolari sono all’altezza di ogni palcoscenico (ancorché inferiori alle corazzate europee) e che purtroppo in sto periodo metà squadra gioca al massimo al 50%. Sappiamo quindi che sarà una partita di sofferenza estrema e chiediamo ai giocatori di morire in campo, né più né meno che come ogni spartano nerazzurro che si rispetti alle Termopili.

Cominciamo la partita molto guardinghi, ma se ci fosse onestà intellettuale si ammetterebbe che pure il Bayern non è tranquillo tanto che le marcature bavaresi sono uomo su uomo a tutto campo, una roba d’altri tempi. La partita rimane contratta e per fortuna Kane è in serata no così che non approfitta delle nostre sbavature (Pavard se in Europa non fa almeno una cagata a partita non è contento, stavolta servendo direttamente un tedesco in mezzo all’area da solo), mentre Olise (giocatore pazzesco) e Sané vengono contenuti a dovere da terzini e centrocampisti in raddoppio (almeno per il primo tempo).

Anche noi abbiamo un paio di occasioni clamorose, che come d’abitudine non sfruttiamo, fino all’azione del gol: Lautaro, Thuram, Lautaro, Bastoni, Carlos, Thuram, Lautaro che per fortuna non deve rifletterci e colpisce con un esterno destro imparabile e impronosticabile (più forte attaccante sul tocco di prima in circolazione quando deambula senza se e senza ma, purtroppo neanche nei primi venti quando ci pensa su). È incredibile, ma siamo in vantaggio all’Allianz Arena.

Rientriamo in campo dagli spogliatoi con la spina attaccata (miracolo!), ma il Bayern mette il turbo e noi rinculiamo stile Camp Nou 2010. E come in Catalunya teniamo il campo e non molliamo di un centimetro. Anzi avremmo pure la possibilità di segnare, ma non riusciamo a centrare la porta perché tutte le volte ci manca il guizzo finale (anche perché siamo in debito d’ossigeno). La situazione verso il 60esimo si aggrava perché Lautaro e Thuram sono morti e non aiutano più la fase difensiva come prima, e anche Mkhitarian lentamente vede la sua luce interiore spegnersi (perde 3 palle una via l’altra che volevo entrare nel televisore per picchiarlo).

Inzaghi tenta di correre ai ripari, fa entrare Frattesi per cercare di alzare un po’ il baricentro e poi Darmian stremato lascia il posto a Bisteck. Manco a dirlo proprio dal lato di Bisteck arriva l’azione che ci costa il pareggio, anche se la colpa non è solo del giovane con le treccine (non devo commentarle, vero?): Muller appena entrato spiega perché anche a 50 anni lo vorrei sempre nella mia squadra. È l’85esimo e firmerei con il sangue per il pareggio.

Invece no. Incredibilmente troviamo le energie per un contropiede pazzesco: triangolo in uscita a centrocampo perfetto, palla in profondità per Carlos che al contrario del primo tempo (in cui l’aveva sparata sul portiere per egoismo e poca lucidità) la appoggia in mezzo per l’accorrente Frattesi che con la sua percussione caratteristica insacca il nuovo vantaggio con annessa esultanza da burino maranza (si gode). Don’t Cry For Me Bavarese (di merda, che il vento ti disperda). È l’88esimo e tutti sappiamo che ci sarà da soffrire di brutto: e allora soffriamo; noi a casa, i giocatori in campo, Inzaghi in panchina, e alla fine pure tutta la fottuta terra di Germania.

Non so come andrà al ritorno e temo che già sabato la tensione di sta partita la pagheremo carissima, ma è bello vivere una serata così, inutile negarlo. Stringere i denti, guardare avanti e basta. This is the way.