Partita insidiosa e delicatissima come lo saranno tutte le partite da qui alla fine, da affrontare seriamente e senza distrazioni: il primo tempo fa ben sperare perché è oggettivamente sontuoso, coronato da 2 gol di ottima fattura e da altre 3 occasioni che avrebbero meritato miglior sorte (tra l’altro il tiro di Calha per me ha bucato la rete e non ce lo hanno convalidato).

Nessuno avrebbe pensato che il secondo tempo avrebbe avuto tutt’altre fattezze, ma ormai conosciamo la specialità double face dell’Inter: anche prima dell’ingresso in campo delle riserve il baricentro è molto più basso e le occasioni meno nitide. Ma tutto andrebbe anche bene se i cambi (che non imputo più di tanto a Inzaghi dato che non è che può fare molto altro) non entrassero con la testa di chi ha già vinto la partita e non deve giocare altri 30 minuti più recupero.

Asllani ormai è un emulo di Poli (il famoso centrocampista con il buco intorno): entra lui e perdiamo tutto il filtro a centrocampo; Bisteck entra e ne combina tre una via l’altra; Correa entra ed è… sCorrea (bellissime le due occasioni in cui partiamo in contropiede e lui si mette in verticale a 2 metri dal centrocampista che avanza chiudendogli la strada anziché portarsi via i difensori…). Persino Barella non è il solito Barella. L’emblema del nostro secondo tempo è la facilità con cui Solet fa 40 metri palla al piede senza che nessuno lo fermi e poi spara a 100 all’ora all’incrocio un gol pazzesco. Solo Sommer e i titolari ancora in campo tengono in piedi la baracca riuscendo ad evitare l’amarissima beffa, grazie anche a un numero di alta scuola di Inzaghi che si fa espellere per perdere 2 minuti che si riveleranno esiziali nel recupero.

E se le riserve giocano bene dal primo minuto, i subentrati fanno cagare dal loro primo minuto; e se le riserve giocano male dal primo minuto tardiamo a mettere i titolari; ma io dico, non possiamo vivere sereni ogni tanto? Evidentemente no.