Una partita difficilissima sulla carta, in campo e nella testa, affrontata da una squadra fisicamente sfinita e mentalmente incastrata tra una percezione di sé ben sopra le proprie qualità e un mood in cui si addossa alla sfiga tutto quello che va storto, impedendo di fatto un’analisi lucida e concreta dei propri limiti. Dei 90 minuti di stasera a San Siro salvo praticamente solo i 3 punti, anche perché dopo la traversa di Barella ero già pronto al calippone al 93esimo, ma se per qualche strano allineamento degli astri il registro non cambia, non vi è alcuna possibilità di combinare un cazzo a questo punto della stagione in queste condizioni.
La colpa ovviamente non è (solo) dei giocatori, anzi. La squadra gioca secondo uno spartito dispendioso e che necessita di uno stato fisico al top: l’allenatore ha deciso di vivere o morire così, e la dirigenza si è ben guardata dal fornire alternative credibili (anzi se possibile gliele ha tolte temendo che andasse in confusione), con il beneplacito di una proprietà che sta rasentando un livello di pezzentaggine che Thohir spostati proprio. Ma i giocatori non possono sentirsi assolti: anzi, se non la smettono di parlare e non ricominciano a far urlare il campo, saranno i primi a pagare agli occhi dei tifosi. Gli interisti ti sanno dare una carica pazzesca, ma sanno anche essere i peggiori stronzi del pianeta. Occhio.
Forte della vittoria, posso permettermi di sfogarmi uno per uno con i protagonisti in campo: cominciamo da quello maggiormente sotto la lente di ingrandimento, ovvero Peppo Pig Martinez. Ebbene, al momento è un Radu bis, ma spero di sbagliarmi: con i piedi ha fatto cagare regalando spesso il pallone agli avversari e esibendo un lancio con la forza di un gattino (non so neanche se arriva alla metà campo); i compagni non si fidano e quindi appena arriva una palla un po’ sporca è il cinema; sui piazzati abbiamo sudato freddo ogni volta; da salvare la gran parata sullo 0-0 ma è andata decisamente di culo perché esce alla spera in Dio. Malino, diciamo.
In difesa abbiamo tenuto (miracolo!) anche se i due esterni hanno fatto partite molto al di sotto delle loro possibilità: meglio Cavallo Pazzo anche se negli ultimi 15 minuti ne ha combinate di tutti i colori, dato che il fisico non lo aiutava più; Dimarco ancora in quella fase della stagione in cui lo vedrei bene solo al Verona nonostante le lodi sperticate dei competentissimi commentatori sportivi che non si accorgono che ha una percentuale di cross giusti del 20%. Darmian ci da l’ossigeno che ci serve negli ultimi 10 minuti e serve anche un assist a Lautaro che non mi capacito ancora come non sia finito in fondo al sacco per un immeritatissimo 2-0.
In mezzo senza Calha e con Mkhitarian più bravo a parlare che a correre è molto dura. Barella fa 80 metri avanti e indietro per 90 minuti, una roba che se lo facessi io fuori dallo stadio troverei direttamente il carro funebre. La traversa gli nega il meritatissimo goal, ma speriamo che sia solo un rinvio a breve. Quando entrano Hakan e Piotr la situazione migliora decisamente anche se il resto della squadre è morta e sepolta. Abbiamo bisogno come il pane che il turco ritorni se stesso. Ma subito eh.
Davanti è una vera tragedia per la quale Marotta e Ausilio dovrebbero vergognarsi nei secoli dei secoli. Correa forse con questo ennesimo infortunio al 40esimo ce lo siamo definitivamente tolti dai coglioni. La sua partita verrà ricordata per aver parato il nostro unico tiro in porta del primio tempo. Taremi subentra malino, ma poi si scalda e manca il gol come al solito perché tira con la forza di un criceto. El Toro invece si carica letteralmente la squadra sulle spalle con una partita di grandissima quantità e qualità a cui non manca il gol, ma mancano i gol. Segna sulla palla più sporca e si inceppa su due palloni (quello di Darmian di cui sopra e uno che si crea da solo con un grandissimo movimento sull’out di sinistra) che avrebbero meritato miglior sorte. Onestamente se tutti ci mettessero la determinazione sua, di Barella e di Acerbi (per dirne tre) vedrei un futuro molto più roseo di quanto non veda in questo momento. L’abbiamo svangata, ma l’alba è molto ma molto lontana.