Terza volta in quasi altrettante settimane in cui hai l’occasione di passare il Napoli e portarti in testa. Dei veri e propri set point serviti su un piatto d’argento. Ne sbagli tre su tre, e pure abbastanza malamente, avviandoti con 4 punti in 4 partite a battere il record negativo con cui abbiamo già buttato via uno scudetto. Questo significa che ti manca la fame necessaria a vincere quest’anno in campionato, con buona pace di noi tifosi che invece avremmo idee diverse.
ll problema grosso è che oltre alla fame ti mancano i denti, in parte grazie alla munifica proprietà e al brillante lavoro dei dirigenti, in parte per problemi costitutivi dei tuoi attaccanti e in particolare del tuo capitano che alterna prestazioni maiuscole a settimane da sdentato. Le speranze di vincere la partita si sono infrante sul palo di Cavallo Pazzo e odio avere ragione quando questo vuol dire perdere a GobbiLandia. Alla fine il calcio è un gioco facile: se non fai gol, lo prendi.
E dire che ci hanno anche provato a farci vincere, regalandoci un intero tempo, il primo, l’unico in cui ultimamente ci regge la pompa: ma il bottino di 45 minuti regalati sono il sopracitato palo, un gol divorato da Lautaro tornato in versione tremebonda e tanti tanti tanti ultimi e penultimi passaggi sbagliati (per non parlare dei cross dalla sinistra che da nostra arma formidabile oggi sono diventati una roba da far cagare i morti).
Sin dai primi minuti del secondo tempo si capisce che dovremmo abbassare il baricentro e sperare in una botta di culo, perché la festa è finita. E infatti a furia di farli venire giù come frecce prendiamo gol, ovviamente al 75esimo per minimizzare le possibilità di recupero (ultimamente nel quarto d’ora finale avremmo bisogno della camera iperbarica).
Se in attacco non c’è niente da ridere, a centrocampo non è tanto meglio la situazione: Barella sente troppo la partita e per 90 minuti cerca sempre la soluzione più difficile spolmonandosi e con ben pochi risultati; Mkhitarian è l’unico che rimane a galla perchè Calhanoglu è di fatto il colpevole principale della nostra mancata capacità di stare in testa alla classifica. Rigore sbagliato contro il Napoli a San Siro che ci condanna a stare dietro e stasera enormi responsabilità sul gol (che comunque denota come il culo stia altrove rispetto a noi visto che la palla di Conceicao passa esattamente nel pertugio tra le gambe di Pavard per infilarsi nell’angolino, sorte ben diversa dai nostri tentativi di tiro in porta). Con Inzaghi che non si accorge che è un buco che cammina in campo sin dal 50esimo e aspetta di prendere il gol per cambiarlo quando non serve più a un cazzo.
Niente, cosa vi devo dire, dobbiamo mettercela via e guardare con oggettività i segni del Dio del Calcio (nonché di come scendiamo in campo e di come si incastrano le cose sempre a merda): non è il nostro anno e potremo sperarci solo se qualcun altro si suiciderà, anche perché con il ruolino di marcia che abbiamo negli scontri diretti non vedo come sia possibile uscire dal San Paolo indenni. Mi girano i coglioni, ma devo accettarlo. Tanto più che senza denti è difficile azzannare qualcosa.