Dopo aver fatto cilecca nell’ennesimo recupero ci presentiamo al Monday Match dopo aver visto il Napoli rallentare per la prima volta nell’arco dell’anno e con un solo risultato utile e possibile: i 3 punti. La Viola è per noi storicamente un brutto cliente che di solito fa partite di livello quasi solo con noi per poi tornare nell’anonimato e nella prosopopea e presunzione tipica sua e dei suoi tifosi (ancora ricordo la vigorosa resistenza opposta nel 2022 da Terracciano e company alla cavalcata delle merde, per dire), ma da quanto è diventata pure una succursale farcita di gobbi la situazione è ingestibile. Sono conciati peggio dell’Udimerda dei tempi d’oro.

Ciò nonostante, pieni di sé per le tre pere che ci hanno appena rifilato, pensano di poter fare lo stesso anche a San Siro ed entrano in campo per non giocare a calcio. Noi invece entriamo in campo ben più determinati, in particolare con un Lautaro e un Barella che si caricano (finalmente direi) la squadra sulle spalle. Certo le sensazioni di un’incombente e imponderabile botta di sfiga aleggiano sospette, soprattutto quando due palle perfette escono di 2 mm ai lati della porta di De Gea, seguite da un palo fortuito e da una traversa clamorosa. Invece l’imponderabile è finalmente una svista che ci porta al gol: la palla per Bastoni in profondità esce di 30 cm, ma il guardalinee non se ne accorge e sugli sviluppi del corner incredibilmente insacchiamo con Lautaro (faccio notare che sia con il Napoli sia con il Leverkusen dall’altra parte della barricata dell’inculata solenne c’eravamo noi; non è divertente, ma sul corner se difendi il gol non lo prendi).

Purtroppo si alza dalla panchina un giocatore e onestamente  allo stadio pensiamo che sia per sostituire Acerbi che si muove tipo Pinocchio (un Pinocchio forte nella difesa uomo su uomo, ma sempre un po’ di legno): invece vedo uscire Thuram ed entrare Ernia. La gioia mi si spegne sul viso, ma bisogna andare avanti. Il solito incapace targato AIA comincia a sventolare cartellini a caso e a fischiare tutto quello che può contro di noi (evidentemente avvisato della cagata fatta sul corner) fino a che pensa insieme ai brillanti scienziati al VAR che fare una seconda cagata annulli la prima e ci fischia contro un rigore che stante il metro di giudizio usato in Serie A penso non avrà uguali nel resto del campionato. Pareggio del gobbo Mandragora (strano che un gobbo giochi nella viola no?) e nubi nefaste che si addensano nuovamente all’orizzonte.

Poi nel secondo tempo accade nuovamente l’imponderabile: Arnautovic non solo è in campo, ma segna un gol che ci vale la vittoria. Rimango convinto che né il portiere né il difensore immaginavano che avrebbe preso la palla, ma alla fine conta solo che la sfera finisca in fondo al sacco. Intendiamoci: rimane una merda fumante, ma almeno ha fatto una cosa per cui possiamo definirlo utile. Il top è quando 15 minuti dopo esce per crampi (penso di non aver mai visto un giocatore professionista entrare al 30esimo e uscire al 75esimo, veramente un cadavere).

Il finale è convulso con la viola che cerca di riacciuffare il pareggio e noi che in campo abbiamo gente senza senso tipo Frattesi al cui confronto Pollo Sgozzato Gagliardini era un fine tattico e conoscitore di calcio o Patemi che sembra sempre la morte in vacanza. C’è da dire che Zielinski  per fortuna fa una signora partita subentrando a Calha e la spina dorsale della squadra (Sommer-Acerbi-Barella-Lautaro) esibisce una serata di determinazione e concentrazione rare. D’altronde l’Inter è così, imponderabile come la nostra passione per lei. Prendere o lasciare.