Partita difficilissima da giocare per ultimi e con tutta la pressione addosso per non perdere terreno dal duo Napoli e Atalanta, contro una Lazio lanciatissima e che gioca onestamente un bel calcio. Già così faceva brutto. Poi giocarla in 10 vs 11 considerato che Lautaro non solo non esiste in campo, ma sbaglia ogni palla che gli capita a tiro e disinnesca quelle che non gli capitano a tiro, è veramente una scalata verticale.

Infatti i primi 30-35 minuti ci vedono molto contratti, in maniera simile a martedì, e si vede che la squadra spera di sbloccarla su un episodio, contenendo i lazieli e sperando di approfittarne al momento giusto. E il momento giusto arriva grazie a una botta di culo su calcio d’angolo: tanto per cambiare Lautaro non solo non serve a nulla, ma commette fallo sulla parata che Provedel fa sul colpaccio di testa di Cavallo Pazzo; per fortuna il subentrato gigolo biancoceleste la tocca di mano e viviamo in epoca di VAR. Chiffi spera in tutti i modi che il tocco di braccio non ci sia, ma è costratto a darci rigore: Calha torna al gol dal dischetto e gara sbloccata.

La Lazio si disunisce, sciogliendosi come neve al Sole, mentre i nostri eroi all’apice della loro stronzaggine confezionano un golasso da quinto a quinto con un piattone di “piede educato” Dimarco che mette la partita in totale discesa. Il resto del primo tempo è accademia, ma nessun tifoso interista che si rispetti è tranquillo, anche se meglio tornare in campo sullo 0-2 che non sullo 0-0 o peggio.

Rientriamo in campo e la Lazio anziché ricominciare dal suo primo tempo iniziale si butta alla rampazzo in avanti, facendo esattamente il nostro gioco: sale in cattedra il centrocampo titolare nerazzurro, ma che è la serata giusta lo si capisce perché Barella – uno dei migliori in campo – spara un missile di controbalzo quasi nel 7 (prodezza balistica che prova sempre nel riscaldamento visto che evidentemente gli piace molto, ma che praticamente non gli riesce mai). Poco dopo Cavallo Pazzo sale sulla scala a pioli e mangia in testa comodamente a Nuno Tavares infilando Provedel per il 0-4.

La Lazio non c’è più. Ed è la serata dei gol che ci ricorderemo a lungo (e dei quasi gol che potevano essere clamorosi): 0-5 di Carlos Augusto che su assist di Dimarco si prodiga in una veronica con tocco di precisione che beffa due difensori e il portiere laziele; poi cavalcate pazzesche di Thuram (Lautaro e Zielinski sprecano), Cavallo Pazzo, Enrico Michele e chi più ne ha più ne metta. Poi Tikus si rompe il cazzo di provare a far segnare gli altri e aspetta il passaggio verticale giusto per bruciare tutta la Lazio (al 90esimo) sgasando e poi insaccando di destro.

Solo gol belli. Stronzi siamo stronzi, ma anche e soprattutto bellissimi (almeno in serate in cui fila tutto liscio come questa). Grazie. Prego. Scusi. Tornerò.