Arriviamo a una partita difficile che sembra scritta per essere l’ennesimo miracolo di resurrezione targato Inter e Inzaghi con le nostre dirette avversarie che maramaldeggiando e rubacchiando qua e là vincono tutte. La pressione è tutta su di noi, ma sembriamo sul pezzo, se non fosse che Dio ci odia e quindi dopo 2 minuti Calha comincia a toccarsi l’adduttore e il primo tiro di Thuram su cui sarebbe bastata una deviazione di mezzo millimetro va dritta per dritta sui guantoni di Svilar anziché darci quel golletto che ci permetterebbe di gestire di più la partita.
Ma non è finita, la sfiga continua: Thuram poco dopo anziché servire Frattesi (entrato per Calha) si incarta su se stesso, sull’azione successiva Enrico Michele fa un tiro della madonna che finisce dritto sulla traversa. L’arbitro grazia la Roma (strano che l’unica squadra non favorita in questo weekend siamo noi, ma sono certo che se gli episodi delle partite delle altre fossero accadute nella nostra avremmo avuto 7 giorni di telegiornali scandalizzati a reti unificate), ma almeno l’arcangelo Giovanni guarda giù e manda la palla totalmente casuale di Pellegrini sul palo dopo mezza papera di Sommer (che per il resto fa un partitone).
Si infortuna anche Acerbi e Dovbyk si frega le mani (e in fatti alle prime due palle si beve De Vrij senza manco pensarci). La Roma ringalluzzita ci prova sul serio ma noi teniamo abbastanza bene. Andiamo a riposo sullo 0-0 e con un bel carico di sfiga da smaltire.
Lo spartito del secondo tempo è abbastanza prevedibile, ma paradossalmente noi finalmente difendiamo concentrati e sfruttiamo i contropiedi in maniera molto determinata trovando finalmente il gol con una grande ripartenza di Frattesi che serve male Lautaro, che grazie a una mezza svirgolata di Celik si trova la palla sul destro e fa un gol che ricorda molto la mezza rovesciata volante di Crespo proprio all’Olimpico.
La partita diventa elettrica con la Roma che pressa, noi che resistiamo e rischiamo di segnare un secondo gol con Thuram, doppio Dumfries e Barella proprio nel recupero. Io bestemmio come non ci fosse un domani ogni volta che perdiamo palla per fraseggiare a cazzo sulla nostra trequarti o per lanciarla lunga verso un Thuram devastato dai chilometri percorsi. Soffriamo fino all’ultimo minuto e ho la certezza che morirò guardando una partita dell’Inter perché non si può vivere così. Ma è tutto ripagato quando si portano a casa tre punti così, e vaffanculo a tutto il resto, compreso soprattutto chi ci odia.