Uno arriva allo stadio, legge la formazione con Dzeko-Lautaro e Di Marco e sa già che dovrà bestemmiare.

E invece.

Invece la partita parte con una fase di studio che dura 20 minuti nei quali la Roma colleziona uno dei due tiri che farà verso la porta (colpo di testa piuttosto infamello, ma per fortuna fuori) mentre noi nerazzurri collezioniamo azioni manovrate, un pressing ragionato e a tutto campo che dimostra una ritrovata decente condizione atletica (sperando che non sia un fuoco fatuo), e la voglia di giocare in verticale.

Voglia di giocare in verticale che si concretizza con un movimento alla Inzaghi (non Limone, suo fratello quel petomane biancorossonero) di Cavallo Pazzo che si invola verso la porta dopo un’azione tutta di prima che ho dovuto riguardare dieci volte per crederci: tocco di piatto sinistro tra le gambe del portiere e 1-0. Lo stadio impazzisce. Io esco pazzo e mi lusso un gomito per inerpicarmi come al mio solito in balaustra a gridare come un ossesso.

Il fatto che gran parte delle azioni passino dai centrocampisti o da Federico (cuore nerazzurro primigenio, ma pur sempre un giocatore di categoria) mi basisce, così come il fatto che quando in campo ci sono Dzeko e Lautaro l’argentino non tocchi palla, mentre il bosniaco le sbagli sistematicamente tutte. Nonostante il mio basimento, però, ecco arrivare la bombetta del secondo gol: Perisic pesca Brozo che manda a stendere metà difesa e infila una palla imprendibile nel 7. Go-go-go-go-go-golasso. Lo stadio esplode. E io pure.

E ci manca poco che Cavallo Pazzo si giochi la doppietta sia nella stessa partita sia su andata-ritorno cercando il gol identico a quello dell’andata con un colpo di testa forte e teso che finisce fuori. L’arbitro (cui va reso merito di aver fatto una partita di altissimo livello, e sentirlo dire a me non è certo facile) fischia due volte e si va negli spogliatoi.

La mia speranza è che i ragazzi siano in grado di controllare il match. La Roma rientra come una furia, ma non ottiene molto se non l’ennesimo fico in fondo al sacco quando i difensori romanisti si suicidano tra di loro per conquistarsi il posto d’onore di fianco a Cavallo Pazzo e lasciano liberissimo El Toro Lautaro che incorna in rete. 3-0 e partita finita, se non fossimo l’Inter.

Eh sì perché nei minuti che restano entra in gioco il fattore riserve: Vescia Correa per Dzeko riesce a sbagliare un gol a 30 cm dalla linea di porta; Pollo sgozzato Gagliardini per Brozovic marca se stesso al posto dell’armeno giallorosso consentendogli all’85esimo di accorciare le distanze e far venire le palpitazioni a tutti i tifosi nerazzurri (siamo assurdi, ma tant’è); Hey Amigo El Leon della Cordigliera entra con il piglio di una foca monaca e rischia di mandare almeno un paio di volte in porta la Roma per farci il secondo fico. Caro Sanchez, capisco che non ti ritieni all’altezza degli ultimi dieci minuti, ma per 7 milioni se vuoi li faccio io, brutto stronzo!

Per fortuna arriva il triplice fischio e i triplici punti. E almeno un weekend lungo dove essere felici. Bisogna farsi bastare quello che c’è: del diman non v’è certezza, chi vuol esser lieto sia. Gli altri, fanculo.