Il Venezia insiste per giocare la partita dimostrando di essere una società e una squadra seria, e arriva a Milano con niente da perdere e tutto da guadagnare. E per poco non consentiamo loro di portare a casa il bottino pieno. Il canovaccio del match è già scritto: pullman davanti alla difesa e contropiede per loro, manovra alla ricerca del gol per noi. Se solo avessimo attaccanti in grado di segnare in questo momento non sarebbe in sé un grave problema.

Però i però esistono. Da subito è evidente che Lautaro – come al solito ormai – non vedrà una palla in 90 minuti (e l’unica che vede fa una bella scena che però conta zero con una rovesciata alta sopra la traversa), e che Dzeko è nell’ennesima serata in cui non segna manco con le mani: i suoi 2 colpi di testa da 1 metro mancati e il suo tap-in à la Gagliardinì in tribuna da 30 cm (anche se per me è rigore tutta la vita) rimarranno scolpiti insieme alle bestemmie che li hanno accompagnati.

Ma per non farci mancare niente riusciamo nell’impresa di far andare in vantaggio un Venezia con 10 giocatori (di cui almeno la metà titolari) in meno con una dormita colossale di Srkiniar (succede, ma possibile che per noi il singolo errore sia sempre gol?) e un riflesso tipo paralitico della nostra mummia dallo sguardo laser che consente di insaccare di testa a Henry (a parti inverse la palla sarebbe finita al secondo anello considerato il momento di forma del cigno di Sarajevo). Per fortuna il forcing à la catalana (quindi tanti passaggi e zero tiri in porta degni di questo nome) dà i suoi frutti con il gol del pareggio di Barella prima della fine del primo tempo, permettendomi di non passare 15 minuti di intervallo a insultare i miei rincoglioniti preferiti.

Il secondo tempo è un monologo nerazzurro ma ci sembra sempre mancare la zampata finale: Di Marco subentrato a un nervosissimo Bastoni a rischio espulsione è abbastanza inguardabile (braccetto di sinistra la risposta è NO!) e certo non è aiutato da un Perisic tornato quello di tanti giramenti di coglioni in questi anni. A destra sembriamo non riuscire mai ad andare via in velocità fino a che Cavallo Pazzo si esibisce nel suo pezzo di bravura: salta l’uomo, crossa perfetto in mezzo (primo cross decente in 90 minuti) e Dzeko finalmente non si fa pregare segnando il colpo di testa più difficile dei 3 che gli sono capitati.

Al di là delle bestemmie c’è poco da dire: 3 punti pesanti e necessaria proposta di matrimonio per l’insetto stecco. Tanto non penso siano monogami.