Primo paradosso dell’interista: inizio la serata indeciso tra la convinzione che perderemo perché siamo dei gaggi e quella che vinceremo per fare un favore al Milan. Entriamo in campo e i primi 15 minuti mi danno la sensazione che il Napoli sia poca cosa rispetto alla rosa teorica, tanto che li pigliamo a schiaffi fino a che al primo tiro in porta da 80 metri il nostro menomato preferito reagisce con la solita agilità pari a quella di un sasso per consentire agli azzurri di andare immeritatamente in vantaggio.

Stranamente non sbrachiamo e non demordiamo continuando ad attaccare, ma di gol non se ne vedono. Sull’ennesima azione tambureggiante di un Calhanoglu e di un Perisic indemoniati Koulibaly para il cross nerazzurro, ma Valeri (merda umana come solo le ex giacchette nere possono esserlo) ben posizionato a mezzo metro fa cenno che il difensore partenopeo aveva il braccio adeso al corpo. Questa sua prosopopea mimica ci salva perché consente al VAR di chiamarlo e sussurrargli dolcemente all’orecchio: “che cazzo dici che quello praticamente si è messo i guantoniper fermare il pallone?”. Rigore che il turco trasforma rimettendo tutto giustamente in parità.

Ma la buona partita di molti nerazzurri (Ranocchia, il turco, i croati e soprattutto un monumentale Darmian) non deve trarre in inganno perché c’è anche chi fa cagare a spruzzo dal minuto uno: tanto per citarne uno a caso, la vescia Correa, il Nureyev della Pampa de noartri che ricordiamo per svariati tacchi inutili, giri in giro sulla palla e una loffia tirata su ribattuta di Ospina che al posto di sigillare la partita viene calciata come mio nonno avrebbe potuto fare con la sciatica. Per fortuna dopo tante occasioni nitide buttate nel cesso riusciamo a fare il secondo gol, grazie alla tecnologia che convalida un gol di Perisic che spizza il corner di Calhanoglu (meritato tandem per portarci in vantaggio).

Secondo paradosso dell’interista: siamo l’unica tifoseria che è costretta a insultare più i propri giocatori che gli avversari per motivi che spesso a chi guarda solo gli highlights delle partite da casa appaiono imperscrutabili. Così uno che non era allo stadio non può capire che l’unica cosa giusta di quella scoreggia di Correa è stata la galoppata che porta al terzo gol nerazzurro (e anche in quell’occasione tutto lo stadio si aspettava da un momento all’altro la cappella, quasi arrivata perché la palla data a Lautaro è corta di almeno un metro buono). Idem nessuno riesce a capire l’odio riversato sul nostro portiere perché il goffo tuffo che fa sul diagonale a 1 all’ora poi salvato sulla linea di porta da Brozo sparisce dalle sintesi, mentre rimane il “salvataggio miracoloso” su Mario Rui nel recupero che in realtà è una clamorosa papera che per puro culo si alza sopra la traversa anziché infilarsi in porta.

E stasera ce ne sarebbe pure per Inzaghi che con i cambi riesce a mandare in pallone completo la squadra: in particolare giova ricordare l’ingresso in campo di Gagliardini che corre come un pollo sgozzato per 25 minuti non riuscendo a fare un contrasto al momento giusto, un passaggio, un tiro, niente di niente, un record che mi riporta ai fasti dell’Inter di Mazzarri, Gasperson o Frank De Boer. E’ un mistero il motivo per cui il secondo gol non sia colpa sua ma di Edin Dzeko che tante partite  ci ha risolto quest’anno e che perde un pallone sanguinoso che guarda caso si insacca imparabilmente scavalcando Handanovic che forse considerato che il tiro è partito da 50 metri poteva anche decidere di posizionarsi meglio o di saltare in alto anziché fare un goffo tentativo di imitazione di un colpo di reni che tanto non riesce a fare da almeno 5 anni.

Gli ultimi 10 minuti + recupero sono un manifesto della dimensione psichiatrica della squadra nerazzurra, ma per fortuna al posto dei gobbi o del culo rossonero abbiamo di fronte Spalletti e i suoi prodi che riescono a farci vincere il primo scontro diretto dell’anno, facendomi godere non poco dopo tutti gli insulti accumulati nei 98 minuti di partita. Dopodiché è meno faticoso lavorare in miniera che essere interisti.