Arriviamo alla seconda del girone con già nella testa l’idea che sia una partita dentro fuori, e come sempre in queste situazioni la maggiore caratura mentale della nostra squadra (se non si capisse, sono lievemente ironico, ndn) emerge con grande chiarezza. Nonostante questo giochiamo un discreto primo tempo, lasciando le solite praterie che gli ucraini-non-ucraini non sfruttano e creando almeno 2 occasioni clamorose che non vengono concretizzate da Dzeko versione Gagliardini e grazie alla solita benevola traversa che nega l’eurogol a Barella.

Il problema è che tutti si accorgono che sta finendo la benzina e che oltre a uno Dzeko impresentabile, Lautaro sembra avere nell’arancione la sua personale kriptonite perché contro sta cazzo di squadra evidenziatore di merda si trasforma in Darko Pancev. 

Il secondo tempo lo spartito cambia: sbirro De Zerbi ha capito che può vincerla e incita i suoi a spingere. Solo una monumentale partita di Skriniar evita il peggio con salvataggi e diagonali al limite della geometria e della fisica. Nonostante questo a inizio secondo tempo abbiamo di nuovo l’occasione per segnare, ma El Bove Martinez sulla palla recuperata miracolosamente dai nostri spara 10 metri sopra la traversa dal dischetto del rigore. Fosse per me e in presenza di una panchina degna di questo nome lo avrei sostituito in quel momento.

E qui entrano in scena i veri protagonisti in negativo del match: Limone e la panchina; il primo decide per il cambio Brozo-Calha spostando un Barella spossato a fare il mediano-regista, con il risultato di liberare autostrade per gli ucraini; non contento decide proprio stasera di non cambiare entrambi i terzini e di esibirsi nella staffetta Vecino-Gagliardini una roba che non vedevo dai tempi di Spalletti in stato confusionale. Terminiamo con Cavallo Pazzo senza manco una molecola d’ossigeno nelle carotidi, con Di Marco che fa il possibile prima di essere sostituito quando non serve più da Perisic e con il duo Correa-Sanchez davanti che ci fa capire perché giocano sempre Lautaro anche in versione Miccia Corta e Dzeko in versione stalattite.

Dulcis in fundo ci si mette anche l’ottuagenario portiere dello Shakhtar (che nonostante l’età è sempre solo un anno più vecchio del nostro anche oggi protagonista di parate laser e mani retrattili): quando finalmente abbiamo lo scatto del tossico tra l’85esimo e l’88esimo si trasforma in Jaschin (ora che ci penso succedeva anche a Consigli con De Zerbi in panca contro di noi…) e toglie dall’angolino un tiro a giro perfetto del postino, seguendo con una parata d’istinto sulla linea su colpo di testa di De Vrij.

Finisce 0-0. Di nuovo. Ed è già grasso che cola non aver perso dopo il secondo tempo che abbiamo giocato. Ma siamo a 1 punto ed è già psicodramma contro lo Sheriff che giocherà la sua miglior partita della storia contro di noi tra 3 settimane, sono pronto a scommetterci un rene. Al solito ci giocheremo la qualificazione all’ultima giornata in casa contro il Real. Indovinate come finisce? Come il più scontato dei gialli mondadori. Allegria.