Ho cercato di caricarmi di odio per il match, ma la felicità per il ritorno a San Siro dopo un anno e mezzo ha frustrato i miei piani. In compenso la partita dell’Inter mi ha aiutato molto. Certo già il fatto di giocare contro il Real Ladrid, unica squadra in grado di contendere la palma dell’odio viscerale ai gobbi di merda, mi aveva mal predisposto.

Iniziamo la partita con la squadra di fatto titolare e dimostriamo con 45 minuti ordinati e ben giocati di poter competere con l’11 titolare a questi livelli: in particolare Brozo è autore di una prestazione di grande caratura, dirigendo tutt il gioco e francobollando Casemiro pure al bagno. Purtroppo il munifico mercato estivo ha sottratto a questa squadra i due migliori marcatori e le due migliori soluzioni offensive, con il risultato che facciamo una fatica bestiale a buttarla in fondo alla rete.

Il calcio non è la boxe e quindi non basta fare 10 quasi goal per vincere ai punti, perchè 10 quasi goal non valgono 1 goal. Nel primo tempo ricordo almeno 5 occasioni nitide in cui abbiamo sparato la palla fuori di 1 mm, in bocca al portiere o poco meglio. Certo, il fatto che il Real Ladrid abbia in porta uno che ancora respira anziché una versione in slow motion di un Ent ormai arrivato alla fine dei suoi secoli potrebbe aver aiutato.

Avrò visto più o meno 2000 partite dell’Inter nella mia vita e alla fine del primo tempo ero certo di come sarebbe andata a finire. Nel secondo tempo infatti il Real alza il pressing e noi andiamo in difficoltà, ma tutto sommato reggiamo bene. Dzeko però non arriva mai né primo né secondo sul pallone e questo rende tutto molto molto più difficile. A questo aggiungiamo la ciliegina di Limone Inzaghi: caro ragazzo, io mi rendo conto che sei messo male, ma perché cazzo hai tutta sta fretta di cambiare gli esterni dove tutto funzionava più o meno mentre non togli il lampione bosniaco manco se viene giù paletta? Non ti aiuti così eh.

Infatti appena entrano Di Marco e Dumfries (che per ora mi pare sappia solo correre e soprattutto sappia farlo solo se non deve fare anche contemporaneamente un altro movimento o scelta di qualsiasi tipo) il Real inizia a sfondare sulle fasce. L’ingresso di Vidal non aggiunge molto e quello di Correa nulla (prima gioca sulla trequarti, poi si sposta quasi interno di centrocampo, ma davanti alla porta mai; bah), ma è l’ingresso di Vecino per Barella (che anche su una gamba sola ne vale 5 o 6 di uruguagi) che ci dà il colpo di grazia: la fascia Dumfries-Vecino-Dzeko mi fa rimpiangere la fascia Mimmo-Gagliardini-Pinamonti.

All’88esimo commetto il mio errore più grave: nonostante l’assedio e gli ennesimi 2 goal mangiati, i salvataggi pazzeschi di Skriniar e i recuperi di Brozo mi fanno sperare per un attimo nel miracolo, un piccolo brevissimo istante di debolezza. La psicomagia inversa non perdona e un minuto dopo la diga cade con l’atteso colpo di sfiga che lascia veramente l’amaro in bocca.

Non mi sento neanche di criticare i ragazzi, hanno fatto il massimo, ma la distanza tra titolari e riserve è pazzesca, il mister ha i suoi limiti e la rosa pure, soprattutto atleticamente e anagraficamente, oltre che tecnicamente. Potevamo con un minimo di culo portare a casa non 1 punto (che avrei firmato a priori con il sangue) ma il bottino pieno (per cui avrei compiuto sacrifici umani di medio livello), invece torniamo a casa con la palla in fondo al sacco e il muso lungo. Magari la prossima volta conviene fare un tiro in porta e un gol: ci criticheranno ma alla fine avremo dalla nostra la ragione di chi ha vinto.