Come era facile prevedere il match contro il Verona – ancorché allenato da quel fenomeno da baraccone di Eusebio Di Francesco – risulta molto più rivelatore che non la partita contro il dopolavoro adolescenti della Lanterna (a confronto la squadra dei portuali ci avrebbe dato più filo da torcere): gli scaligeri corrono come pazzi per tutto il primo tempo mentre noi siamo molto meno in forma. Certo non ci aiuta la “serata no” contemporanea di tutto il nostro centrocampo: Barella non imbrocca una palla in 90 minuti, Brozo esce addirittura al 70esimo e Calhanoglu fa capire a tutti perché i cugini lo odiano da mesi (una serata in cui manco i calci d’angolo riesce a tirare decentemente).

Nonostante il nostro centrocampo vaghi senza costrutto per il campo lasciando immaginare spazi interminabili intorno a sé, disegnando voragini e ghirigori casuali al posto di geometrie fitte e razionali, il Verona non avrebbe segnato manco con le mani: ma si sa che siamo sempre generosi così Handanovic comincia già dalla seconda giornata (dalla prima a essere onesti ma in quel caso è stato salvato da un miracolo di Skriniar) a farci capire perché sarà il target di una quantità di insulti e bestemmie da far vergognare anche Germano Mosconi (RIP). Passaggio a caso per servire Ilic che poilo beffa con un pallonetto: capolavoro di stronzaggine.

A quel punto, sotto di un gol e con il centrocampo in stato confusionale, noi tifosi viviano 45 minuti di discreto odio, chiedendoci perché ci sottoponiamo a tali supplizi, anche se con Lautaro e con Barella abbiamo anche un paio di discrete occasioni nonostante le nostre 2 punte vivano in coabitazione forzata in un monolocale di 10 mq (un terrapieno, cit per intenditori). Nel secondo tempo però il Verona finisce la benzina e noi registriamo un po’ il cervello (anche se – per dire – tocca a Dzeko allargarsi e togliersi dalla mattonella anziché al Toro per motivi imperscrutabili ma penso attribuibili a questioni di Q.I.): è sufficiente che il turco eviti le minchiate e che esterni ed attaccanti giochino un attimo insieme per iniziare a confezionare occasioni. È solo questione di un minuto prima che Lautaro insacchi (sbagliado colpo di testa peraltro da un metro ma amen) e poi quasi raddoppi con un rasoterra su azione fotocopia dal fallo laterale.

L’ingresso di un redivivo Vidal e di un volitivo Dimarco cambiano definitivamente volto all’Inter un po’ casinara di questa sera con il cileno in particolare che copre tutta la zona centrale del campo da solo (Bare dove sei? ndb) sradicando palloni, fornendo assist e passaggi pennellati, e inseguendo gli avversari come un derviscio. Siccome siamo l’Inter siamo anche una squadra di inguaribili romantici e quindi chi può risolvere la partita se non El Tucu Correa sbarcato manco 24 ore prima alla Pinetina? Apertura pazzesca di Vidal, Darmian rischia lo stiramento del flessore per arrivare a prendere il pallone sul filo del fallo laterale, cross perfetto, stacco e palla che con sapiente parabola si infila all’incrocio; e c’è tempo pure per il gol del KO tecnico al 94esimo con controllo di destro e diagonale fulminante con il mancino. Sappiamo tutti che se giocasse sempre così non sarebbe all’Inter e non ci sarebbe costato quattro euro.

La partita l’abbiamo disfatta e rifatta tutta da soli, così come le bestemmie che abbiamo deciso di far profondere ai tifosi, anche se per fortuna abbiamo trovato il lieto fine. Perché anche dopo il vantaggio i nerazzurri non mancano di darci motivo per odiare: in particolare vorrei ricordare un contropiede 4 vs 3 guidato da quel genio di Vecino che riesce a servire uno scaligero a caso per far partire il contro-contropiede (ed eravamo ancora sul 1-2 quindi il volume della mia bestemmia è stato tale che sono usciti dalle case vicino al pub per sincerarsi che non fosse morto nessuno).

La partita di ieri, molto più che quella con il Genoa per nulla rilevante da questo punto di vista, fa capire che le idee di Inzaghi sono ancora in alto mare e che la squadra ha ancora molta strada da fare per digerire quello che vuole Limone  e per arrivare a una forma decente e definita. La pausa delle nazionali forse aiuterà il processo di costruzione dell’Inter post Odiato Mister, ma consiglio a Limone di non perdere troppo tempo che San Siro – si sa – non è tenero con nessuno.