IL TIFOSO

Con lo stesso stato d’animo di quando da bambino ti obbligano ad andare al catechismo, mi presento a San Siro soltanto per poter bere una birra con un caro amico utente a fine partita, conscio che le probabilità di non perdere sono esattamente le stesse che ha Nagatomo di diventare un giocatore di calcio.

E d’altronde la lettura delle formazioni non può rincuorarmi né lasciare spazio a barlumi di positività: il trio Nagatomo – Medel  – Murillo più l’agguerrita schiera di tifosi napoletani assiepati nelle mie vicinanze può di diritto entrare tra le pene dell’inferno dantesco in salsa moderna. E non siamo ancora arrivati al fischio di inizio.

Pensi che peggio di così non può esserci nulla, ed invece eccomi raggiunto da due russi di Gomorra, “chine e’ birra e cattiveria” , che urlano e fischiano come dannati non capacitandosi dell’estrema civiltà del popolo interista al secondo anello blu.

Ma se non puoi sconfiggere il tuo nemico, fattelo amico recita un vecchio aforisma (dicono di Cesare, ma per me è di Higuain), e allora scopro insospettabili affinità con gli amici russi (“Icardi non piace ,segna solo se tu dai palone”,  “serve alenatore come Salomone”).

Purtroppo non essendo ubriaco come loro, noto subito l’ennesimo assist di Nagatomo contro il Napoli (dopo quelli a Higuain e a Maggio di qualche anno fa),  e il fatto che mezzo stadio realizzi dopo un paio di secondi che il Napoli è passato in vantaggio (la metà è ovviamente quella napoletana, non abituata agli scempi del giapponese).

La ripresa parte con una nostra timida reazione,  ma ben presto la rassegnazione si fa largo sia in campo che  sugli spalti, non mi resta che fare il conto alla rovescia, della fine partita, della fine della stagione.

Per piacere, ridateci l’Inter. (Giggioneggio)

L’ARBITRO

Tutto sommato buona la prestazione di Rocchi in quella che, a priori, era senz’altro una designazione “rischiosa”, dati i precedenti con l’Inter (tra cui proprio un Inter-Napoli di qualche anno fa ricco di polemiche). Anche se l’atteggiamento in campo del fischietto fiorentino a volte può risultare fastidioso, le decisioni adottate in questo match sono quasi tutte corrette. Nel dettaglio:

  • 2° 1T, rigore chiesto da Hamsik dopo trattenute reciproche con D’Ambrosio, giusto non concedere nulla, tra l’altro l’addizionale è vicinissimo e in posizione ideale per valutare;
  • 31° 1T, timide proteste di Candreva su un cross intercettato col braccio da Ghoulam, ma l’algerino ha il braccio attaccato al corpo, corretto lasciar correre anche in questo caso;
  • 11° 2T, ammonito per proteste Brozovic, che scaglia il pallone a terra con violenza dopo una rimessa laterale invertita: la reazione del croato (per una rimessa laterale a centrocampo) è senz’altro esagerata ed è giusto punirla con il cartellino giallo, ma in questa occasione il centrocampista dell’Inter aveva ragione, in quanto la rimessa era nettamente a favore della squadra di casa;
  • 14° 2T, Eder parte in contropiede e viene atterrato da Koulibaly al limite dell’area (comunque non dentro): l’intervento è duro ma più per la velocità con cui i calciatori si scontrano frontalmente che per altro, il senegalese prende chiaramente prima il pallone, il fallo non c’è. In questa occasione il direttore di gara avrebbe forse potuto evitare di far segno a Eder di rialzarsi, in quanto l’italo-brasiliano la botta comunque la prende tutta;
  • 40° 2T, punizione di Milik intercettata col braccio largo da Icardi in barriera: in questo caso l’arbitro non vede, altrimenti avrebbe dovuto ammonire il capitano dell’Inter e concedere punizione dal limite al Napoli (non rigore, in quanto la barriera era posizionata leggermente fuori area);
  • 45° 2T, una curiosità sul recupero: Rocchi concede 3 minuti ma quando scocca il 45° il gioco è fermo, e riprenderà attorno a 45’15’’. Chi si aspettava di veder partire da qui il conteggio dei tre minuti resterà deluso, in quanto il direttore di gara fischierà anche in anticipo rispetto al corposo (!) recupero assegnato. Non che sarebbe cambiato qualcosa, però la differenza di personalità rispetto a un Orsato si capisce anche da questi dettagli. (Pollofifo)

IL GIORNALISTA

La lotta per non arrivare sesti si allunga con un nuovo straordinario capitolo. Rispetto alle ultime “prestazioni” (già un complimento definirle così), l’Inter col Napoli quantomeno resta in partita fino all’ultimo, anche se senza sapere bene come mai.
In fondo a San Siro, tralasciando la qualità degli interpreti, si è vista nettamente la differenza tra squadra che ha organizzazione e squadra che vive alla giornata. La prima sa sempre cosa deve fare, con la palla e senza palla, ha movimenti studiati e ripetuti alla perfezione, e quando gira bene fa male (seppur gli sia mancata precisione dalla trequarti in avanti); l’altra magari riesce ad essere vagamente pericolosa, ma senza struttura e idee. E alla lunga questo si vede, perché (al di là dei punti e della classifica) anche quando in difficoltà il Napoli sa che si può rifugiare sulle proprie sicurezze, mentre l’Inter tende ad affondare.

Se poi hai dalla tua il fattore Nagatomo, sai che la frittata può arrivare da un momento all’altro. Ma anche senza quella, l’impressione è stata quella di una differenza importante, e il numero di occasioni lo ha certificato.

Il passo in avanti rispetto a Firenze c’è stato, ma non è che servisse molto: bastava presentarsi in campo e provare a rimanerci per tutti i 90′. Il problema è che abbiamo assistito ad una prestazione piatta, senza infamia e senza lode, molto passiva, e considerando come si è arrivati alla partita (settimana in ritiro, il discorso di Zhang e la sua presenza allo stadio) è forse il segnale peggiore. (Matteo Spaziante)