IL TIFOSO

In una Milano pressoché deserta, il 90% dei fortunati che passano il fine settimana qui sono tutti a San Siro, per cui io e il mio compagno di sventure parcheggiamo praticamente a Rho per raggiungere lo stadio.

La formazione di oggi non vede titolare Giggio Senior, che ha saggiamente  deciso di non seguire alla lettera i dettami di “O mia bela Madunina”  preferendo la probabile promozione dei satanelli foggiani al derby milanese. #Teeeerùn.

Emigrati per l’occasione in piccionaia, ho il tempo per ricordare i derby pasquali più recenti e raggunto finalmente il terzo anello, oramai evidentemente disidratato, mi sembra di vedere il faccione di Kaladze su tutti i modelli dei cartelloni pubblicitari. #Presagi.

L’avvio neroazzurro è sinceramente sconfortante, la squadra è contratta e insicura e metto in conto di perdere un paio di anni di vita ad ogni attacco dal lato di Nagatomo. Soffriamo invece soprattutto Delofeu, intuizione gallianesca che se avesse un po’ più di istinto killer sarebbe un gran bel giocatore. Dei nostri*, mi preoccupa Gagliardini, il quale non mi pare abbia recuperato dall’infortunio e mi sembra sia mobile come il sottoscritto certi lunedì drammatici in ufficio in cui non mi alzerei manco per bere un bicchiere d’acqua: cinque minuti dopo manda in porta Candreva smentendomi bellamente. #capiscers.

*Nostri = giocatori normodotati da cui non ti aspetti l’errore ad ogni tocco di palla.

La squadra mi sembra più sciolta, Joao Mario a suo agio nel ruolo di rifinitore e confido di poter andare al riposo in vantaggio, quando Icardi mi ricorda che è sceso in campo e al secondo pallone toccato la butta in porta. #bomber

Partiamo bene nella ripresa, e in 5 minuti sciupiamo 2 nette occasioni prima con Candreva ma soprattutto dopo con Perisic , il quale al posto di abbattere Donnarumma e la porta decide di appoggiarla con delicatezza  in braccio al neo maggiorenne rossonero. #sabongiaurticanteèlasoluzione

Al grido di “Donnarumma torna a scuola”, la curva passa tutto il secondo tempo ad insultare i dirimpettai, mentre le due squadre pensano bene di prendersela col gioco del calcio. Sembra un derby di Lega Pro, e quando mi accorgo che il pupillo Joao non esce per Banega ma per Murillo, ne ho la certezza. #sportube

La squadra è letteralmente scoppiata e mi preparo al solito finale col terrore conscio che basti un episodio per riaprire la partita:

al primo errore di Nagatomo, Suso scappa via e Romagnoli segna col solito schema Milan ed eccoci al 2-1. #16rimpalli.

Le due squadre non ne hanno più, e i nostri sperano soltanto arrivi il gestore di San Siro a gridare “ragazzi orariooo”,  l’unico che dovrebbe avere la forza di giocare è Eder, il più fresco dei nostri, il quale non solo non combina nulla ma tarda a servire Icardi in un contropiede chiave che avrebbe chiuso la partita.

Arriviamo così al giorno di Pasquett,ehm al 97esimo, quando all’ultimo calcio d’angolo  il dio del calcio e forse anche qualche altra divinità ci punisce nel modo più amaro, a dirla tutta però anche giustamente.

#buonapasqua (Giggioneggio)

L’ARBITRO

Il derby è stato condotto, secondo l’opinione di chi scrive, con grandissima personalità, a volte perfino esagerata, da Orsato. Il fischietto di Schio ha scelto questa strada per non far mai salire di tono la partita, riuscendoci senza grossi problemi, grazie a quella che è senz’altro la sua migliore qualità e che lo ha portato a essere universalmente riconosciuto come uno dei migliori arbitri d’Europa. Poi ovviamente, secondo la ben nota legge di Murphy, se una cosa può andar male (per lui, oltre che per noi) ci andrà, e da qui infatti l’episodio che scatenerà le proteste nerazzurre nel finale. Ma andiamo con ordine:

  • 34° 1T, rigore chiesto da Kucka, che però si lascia cadere platealmente dopo aver ricevuto palla, tra l’altro, proprio da Orsato: il fischietto di Schio, forse anche per qualche senso di colpa, ammonisce senza esitare lo slovacco, forse per simulazione forse per proteste;
  • 37° 1T, gol del vantaggio dell’Inter: Candreva sembra partire perfettamente in linea con De Sciglio sul lancio perfetto di Gagliardini, va da sé che, se anche fosse più avanti di qualche millimetro, si tratta uno di quei famosi episodi in cui “nel dubbio non alzare”;
  • A fine primo tempo Icardi va a protestare, in qualità di capitano e apparentemente in modo del tutto civile, per chiedere l’ammonizione a Romagnoli per un presunto fallo tattico nell’ultima azione della prima frazione di gioco: detto che, per il metro adottato da Orsato, ci sta di non ammonire il difensore del Milan, non è piaciuta in questo caso la gestione troppo “dittatoriale” delle proteste. Dal labiale si legge “conto fino a 5 e poi ti ammonisco”, forse in questo caso è eccessiva la decisione dell’arbitro, nei confronti di una richiesta di spiegazioni tutt’altro che esagitata da parte del capitano dell’Inter (che per la cronaca sarà portato via sul quattro da Handanovic);
  • 27° 2T, Handanovic esce in anticipo su Bacca, che poi lo travolge facendogli sfuggire il pallone: la difesa dell’Inter riesce a sbrogliare la situazione in qualche modo, ma il fallo sul portierone sloveno era netto, anche se sia Orsato sia l’addizionale erano coperti dal corpo di Handa. L’arbitro poteva pertanto solamente intuire il fallo;
  • 41° 2T, ammonito Handanovic per perdita di tempo: il portiere dell’Inter dovrebbe ormai essere abituato a certi provvedimenti, ma tutta l’Inter aveva cominciato a perdere tempo in modo decisamente (troppo?) plateale da almeno venti minuti, probabilmente perché la squadra tutta era in chiaro debito di ossigeno. Importante sottolineare come l’ammonizione per Handanovic arrivi poco dopo il gol dell’1-2 di Romagnoli; in questo modo Orsato cerca di prevenire ulteriori perdite di tempo plateali;
  • 46° 2T, entra Biabiany per Candreva, il gioco si ferma prima del 45° e riprende più o meno a 46’00, nel frattempo il sesto uomo aveva segnalato i 5’ di recupero ma Orsato fa chiaramente capire che questi avranno inizio dalla ripresa di gioco;
  • Nei 5’ di recupero ci sono ben due ammonizioni, una per Gagliardini, corretta, per fallo su Locatelli, e una per lo stesso centrocampista del Milan per un fallo di frustrazione (da arancione tendente al rosso) su Nagatomo; oltre a questi provvedimenti, che già giustificherebbero un allungamento di almeno 30 secondi del recupero, ci sono almeno un paio di altri tentativi di perdite di tempo dell’Inter (decisamente maldestri in realtà, forse i giocatori non sono abituati). Tutti questi episodi rendono pressoché inevitabile la battuta del calcio d’angolo assegnato al Milan a 51’27’’, con conseguente gol del pareggio di Zapata con la beffa della GLT.

Volendo fare un ragionamento complottistico si può dire che ben pochi arbitri si sarebbero comportati in questo modo in una situazione simile, ma questa non può essere una colpa di Orsato, che anzi dimostra per l’ennesima volta di essere in questo momento uno dei fischietti italiani più affidabili, se non il più affidabile. (Pollofifo)

IL GIORNALISTA

Personalità cercasi. In campo, in panchina, in tribuna, l’Inter deve ripartire da qui, dalla personalità. Quella che magari in un derby ti fa mettere anche quello che non hai, che non te la fa fare addosso nei momenti più difficili, che magari ti fa capire quando e quali tasti toccare per far reagire chi ti circonda. Nella marea di problemi odierni, forse è quello più difficile da risolvere per Suning.
Il derby è stata l’ennesima dimostrazione di una squadra che alla prima difficoltà crolla. Pensavamo che la cura Pioli nei primi mesi avesse risolto anche questo problema, invece è stata pura illusione, perché lo stesso tecnico è caduto nello stesso errore.

Un pareggio che ti esclude dalla lotta Champions porta a due sconfitte clamorose, un paio di cambi da chi pensa solo a difendersi porta a due gol altrettanto clamorosi. Se poi vedi in altri lidi inserire Ibrahimovic a 10 dalla fine sul 2-0 avanti, beh capisci che la personalità o ce l’hai o non ce l’hai: non puoi certo scoprirla strada facendo.
Mancini su questo aveva ragione: serviva (anzi, serve) qualcuno che nello spogliatoio facesse sentire il suo peso, in campo e anche fuori. L’errore magari è stato impuntarsi su nomi eccessivamente dispendiosi o relativamente utili tecnicamente, ma un senso lo aveva.

Una strada forse più semplice che provare a prendere in mano uno spogliatoio, ma non per questo sbagliata. L’alternativa è, appunto, far sedere in panchina qualcuno capace di tirar fuori tutto dai giocatori, e i nomi che circolano non sono un caso.

In sostanza, personalità cercasi: il resto poi vien da sé. (Matteo Spaziante)