Ieri Julio Cesar ha annunciato la rescissione contrattuale con la sua attuale squadra, il Benfica, comunicando a tutto il mondo calcistico lo stop alla sua carriera da portiere, in lacrime ma con parole molto dolci:

“È una mia scelta, considero tutto ciò che sta succedendo in relazione a me. Ho sempre cercato di aiutare dentro e fuori dal campo, nello spogliatoio, in allenamento, ma non stavo dando più il mio contributo. Per non pregiudicare tutto, è meglio fermarsi qui. Non sono stato molto motivato, è una scelta personale quella di terminare la carriera da giocatore. Ho avuto poco spazio e, in maniera amichevole, abbiamo trovato una soluzione”.

Questo è il secondo addio della carriera di Julio Cesar: il primo fu senza dubbio nel 2012 quando, praticamente costretto, trovò un altro accordo per la rescissione del suo vincolo contrattuale e passò dall’Inter al QPR in Inghilterra.

“Sinceramente all’inizio ero un po’ sorpreso, ma sono contento di questa opportunità in Inghilterra. Tutto è nato durante le vacanze, quando l’Inter mi ha detto che mi avrebbero dato uno stipendio più basso. Nessun giocatore al mio posto avrebbe accettato però, non sono ipocrita.
Così è nata questa situazione un po’ noiosa, ho parlato col mio avvocato e abbiamo preso questa decisione. Penso che al QPR avrò molto più lavoro rispetto all’Inter, la Premier è vista in tutto il mondo, voglio continuare con la Nazionale”

In realtà fu in quel momento che Julio chiuse la carriera a grandissimi livelli, proprio con la nostra maglia.

Era il periodo dello snellimento compulsivo del monte ingaggi gonfiatosi pre e post Triplete, era il periodo di smantellamento morattiano propedeutico alla cessione che di lì a pochi anni avrebbe portato la nostra squadra nelle mani di Erick Thohir.

Forse un trattamento troppo duro riservato a chi aveva solo la colpa di ricevere stipendi troppo alti rispetto alle necessità di una proprietà ormai in piena crisi economica. Non era l’unico in quella rosa e non fu l’unico ad essere trattato con un certo ostracismo improvviso (vi ricordate l’affaire Sneijder a gennaio 2013?): si potevano gestire meglio certi addii, probabilmente in maniera più uniforme e con altre tempistiche, ma ormai è acqua passata.

Julio Cesar è stato sicuramente uno dei tre migliori portieri della nostra storia (oddio potrei aprire una diatriba tra tifosi, meglio se scrivo cinque o tolgo il riferimento numerico?) ed ha certamente avuto la fortuna ma soprattutto il merito di essere uno dei protagonisti assoluti del ciclo più vincente dei quasi 110 anni nerazzurri, culminato nel 2010 con la vittoria della Champions e nel 2011 con la conquista del Mondiale per Club.

300 partite con la nostra maglia, 274 reti subite e 128 clean sheet, 1 Champions, 5 Scudetti, 3 Coppe Italia, 2 Supercoppe Italiane, 1 Mondiale per Club.

Col Benfica (83 partite e tanti infortuni in 3 anni e mezzo) nella sua seconda carriera 3 campionati, 1 coppa portoghese, 1 coppa di Lega portoghese, 1 supercoppa.

In Nazionale 1 coppa America, 2 Confederations Cup e un Mondiale U17.

Insomma, uno dei portieri più vincenti della storia del calcio, protagonista con la maglia dell’Inter cucita addosso dal 2005 al 2012.

Per questo il suo nome resterà per sempre legato ai nostri colori.

In bocca al lupo, Julio!