Dopo la calma piatta dei giorni pre-derby, a poche ore dal match sale finalmente la tensione e mi ritrovo seduto sul mio seggiolino al primo blu con più di 30 minuti di anticipo rispetto al fischio d’inizio.

Per spiazzare Montella, Spalletti schiera Borja trequartista, noi Mario, Giggioneggio Bros, a ricomporre una collaudata coppia artefice di molteplici successi ai tempi di Mancio e Mou: modulo collaudato (da sempre alla mia sinistra), con Nuanda ancora più esterno pronto a incazzarsi ad ogni evenienza.

Un piccolo esempio,  alla vista di Zamorano sul maxischermo partono le invettive contro:

– la parte “capiscers” del tifoso interista
– la parte “boriosers del cazz” del tifo milanista
– Oliver Bierhoff

Insomma, l’atmosfera è quella dei giorni migliori, carica di adrenalina, come se il derby fosse una vera sfida scudetto come qualche anno fa. Il giro di campo del Cuchu poi, è un tuffo al cuore, ci elettrizza ulteriormente, ci commuove e schiaccia gli occhi “a mandorla”.

Si parte.

Il cronometro scorre lentamente, l’impressione è che siamo più squadra di loro, al netto di Miranda che ci provoca un brivido ogni volta che tocca il pallone. Il vantaggio a fine primo tempo ci sembra naturale conseguenza del nostro dominio.

L’ingresso in campo di Cutrone scalfisce le nostre certezze (“vuoi vedere che questo stasera ci battezza”) e quelle della nostra difesa, che patisce la profondità dei movimenti del giovane attaccante milanista.  Dopo il pari di Suso (“Gaglia vai tu, no Ivan marcalo tu…”)  stiamo per accusare il colpo da #uominideboli, ma la coppia PerisIcardi sorprende il Milan e mezzo stadio e ci ritroviamo abbracciati a sconosciuti e a gridare a squarciagola senza realmente capire come sia entrato quel pallone.

A questo punto pavidamente tutti consigliano a Spalletti di coprirsi (“se mette Ranocchia e ci mettiamo a specchio?” – “ma vuoi proprio perdere con Ranocchia?”) e l’ingresso di Cancelo è salutato come se in campo stesse entrando Figo.

Misteri.

In verità l’autogol di Handa dimostra che l’unico realmente coperto è il sottoscritto, che stoicamente tiene il giacchino nonostante i 25 gradi e il 90% di umidità. E’ un segno del #destinoforte e quando Tagliavento fischia il rigore decidiamo di guardarlo in faccia.

Gli ultimi minuti ci stringiamo in trincea e sull’errore di Gaglia perdiamo gli ultimi residui delle nostre voci.

Per fortuna soltanto quelli!

(@giggioneggio)

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